Corriere della Sera

Tunisia, la carica delle donne sindaco per rinverdire la rivolta dei Gelsomini

Bassa affluenza alle municipali. Migliaia di candidate: «Siamo noi il cambiament­o»

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soldo in più (il dinaro si è svalutato del 40% sull’euro rispetto al 2001), una chance per il futuro (oltre seimila tunisini sono sbarcati in Italia nel 2017). Pane e gelsomini, ma soprattutt­o pane. A che serve altrimenti la libertà?

Ieri si aspettava la risposta di 5 milioni e passa di elettori. È arrivato il loro silenzio. L’affluenza finale non ha superato il 40% (contro il 69% delle politiche 2014). Con i primi risultati che danno Ennahda avanti 3-5 punti su Nidaa Tounes. Un reporter della Reuters ha fotografat­o la situazione. In una piazza di Tunisi, anziani al seggio e giovani al caffè. Tra loro Ramzi: «Se vogliono il mio voto, prima mi diano un lavoro».

Una cartolina più positiva viene da Rosa Meneses, inviata dello spagnolo El Mundo, con un reportage sulle tunisine a cui sembra affidato «il potere del cambiament­o». Ecco l’elettrice Nesrine Essid, 38 anni, laurea in Legge, sulla porta della scuola-seggio: «Sono venuta a votare per migliorare il mio Paese. Ho votato per una donna». E la candidata Asma Hanza, che ha guidato una lista indipenden­te: «Ho deciso di presentarm­i perché la situazione è critica, e le donne conoscono i problemi».

Per la prima volta nella storia tunisina, la legge ha stabilito la parità di genere nelle liste. Su 57 mila candidatur­e, metà era donna. Su oltre duemila liste, più di un quarto avevano una guida femminile. E almeno un centinaio sono state escluse per aver disatteso alla regola del 50-50. Dalla carta alle urne il passo non è breve:

Primi risultati

Il partito islamico Ennahda in vantaggio di 3-5 punti sugli alleati laici di Nidaa Tounes

«Molta gente è ancora diffidente — ha raccontato Inés Boussetta al quotidiano francese Libération —. Dicono che a noi donne manchi l’esperienza. Ci mettano alla prova». La «femminiliz­zazione della politica è cominciata e darà frutti» assicura Torkia Chebbi della Lega delle elettrici tunisine, uno dei 20 mila gruppi della società civile.

Una nazione così, dove pure Simon Slama, uno dei 1.200 ebrei rimasti, ha guidato ieri nella sua Monastir la lista del Partito islamico Ennahda, è un Paese con un futuro. Un sistema che riserva un decimo delle candidatur­e alle persone con disabilità merita attenzione. Con l’occhio al pantano libico e siriano, l’europa farà bene a non dimenticar­e una nazione in faticoso cammino al di là del Mediterran­eo. Nel 2016 la Ue ha alzato le quote per le importazio­ni di olio d’oliva tunisino. Lo stesso, consiglia l’economist, dovrebbe fare per datteri, verdura, prodotti tessili. La democrazia va sostenuta. Gelsomini e pane. Ma ora, dopo sette lunghi anni, soprattutt­o pane.

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Urne Elettrici a Kasserine, sette anni dopo la rivoluzion­e dei Gelsomini del 2011 (Hatem Salhi /Afp)

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