Ma il Colle vuole risposte nette Non concederà altro tempo
Mattarella pronto all’esecutivo di tregua, salvo uno sblocco tra M5S e Lega
ROMA L’ultima novità con cui ha dovuto confrontarsi, all’ora di pranzo di ieri, è l’ipotesi di un accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle per un governo «più o meno» istituzionale. La formula prevederebbe nelle vesti di premier «una figura terza» e con Forza Italia ai margini, compensata però con la presidenza della Commissione per la legge elettorale.
«Ci stanno provando sul serio, è quasi fatta», assicuravano gli emissari dei partiti che avevano filtrato la notizia, anticipando un «risolutivo» intervento di Luigi Di Maio nel pomeriggio in tv, il quale ha però un po’ spento gli entusiasmi. Non hanno percepito reazioni di sollievo, sul Colle. Semmai di una scettica attesa. Infatti, è accaduto troppe volte, negli ultimi due mesi, che si chiedesse ancora pazienza a Sergio Mattarella perché si era «a un passo» dall’intesa, mentre invece i fatidici patti erano sempre solo un wishful thinking, un pio desiderio di chi li immaginava e proponeva.
Da oggi cambia definitivamente lo schema. Si gioca a carte scoperte. Il presidente della Repubblica non concederà ulteriori dilazioni né accetterà altri impegni suggestivi ma incerti, dalle forze politiche. Vuole numeri e fatti concreti. Una maggioranza certificata da una logica elementare: chi gli porta in dote il 51 per cento dei consensi in Parlamento fa il governo. Ma subito, perché il tempo dei negoziati è scaduto. «Bisogna dare un esecutivo al Paese e, se voi non riuscite a formarlo, dovrò pensarci io. Magari solo perché scriva la legge Finanziaria, che va presentata entro il 15 ottobre e approvata entro il 31 dicembre, e perché disinneschi l’aumento automatico dell’iva al 25 per cento, con le ovvie conseguenze recessive, per poi tornare alle urne a marzo del 2019 se davvero insisterete a pretenderlo».
Altrimenti — e i partiti conoscono già bene la posta in gioco — se non saranno accolti neppure questi motivi di allarme, si tornerà alle urne già il prossimo ottobre. E perfino a metà luglio, se prevalesse l’ irragionevolezza di colo roche pensano di lucrare un vantaggio da un voto immediato. Chi optasse per un tale esito, si assumerebbe il carico di responsabilità che comporta la prospettiva di esser costretti a ricorrere all’esercizio provvisorio di bilancio e di risultare ancor più sotto osservazione e screditati in Europa.
Ecco quel che il capo dello Stato dirà alle delegazioni attese per stamane al Quirinale, domandando a tutti se hanno autentiche novità da riferirgli e se sono almeno disponibili al governo istituzionale, «di tregua», di cui si farà personalmente garante. E qui sta il punto più delicato della faccenda, per lui. Individuare un presidente del Consiglio con un profilo di assoluta indipendenza dai partiti e quindi neutrale, che sintetizzi su di sé il massimo di autorevolezza e di competenza. In modo che risulti inattaccabile e non sia esposto ai soliti veti e pregiudiziali, anche se, fiduciato o sfiduciato che sia dalle Camere, si insedierà comunque a Palazzo Chigi.
Mattarella ha selezionato una serie di nomi adatti, di uomini e donne, ai quali ha aggiunto altre figure per i ministeri chiave: l’economia, gli Esteri, gli Interni, la Giustizia. Ancora poche ore, al massimo entro domani, e il rebus sarà risolto.
La squadra
Il presidente ha già selezionato una serie di nomi adatti anche per i principali ministeri