La cavalla albina da Assisi agli Usa
È un prodigio genetico. Allevata ad Assisi, corre per una scuderia svedese
Si chiama «Via Lattea». Ed è la prima cavalla albina che trotta a suon di record. Nata ad Assisi nel 2014, è ormai una star anche negli Usa dopo il trionfo all’ippodromo di Pocono Downs. Ora corre per una scuderia svedese.
Sì vabbé, mica male come barzelletta: c’è un frate francescano che va pazzo per le corse di cavalli nell’allevamento di un suo amico ai piedi della Basilica di Assisi...
Sì vabbé, mica male come fiaba per bambini: c’era una volta, fra i trottatori di ogni epoca geneticamente tutti simili, diversi solo per il mantello sauro o baio o morello, una cavalla da corsa nata invece albina, tutta bianca e con sottocute rosa...
Sì vabbé, nel mondo normale non possono esistere. Ma l’ippica è meravigliosa proprio perché capace di combinare quella che sembra una barzelletta con quella che assomiglia a una fiaba, e farne così suscitare il mistero gaudioso di Via Lattea: e cioè la storia della prima vittoria al mondo in una corsa ufficiale di trotto (all’ippodromo americano di Pocono Downs in Pennsylvania) di una cavallina tutta bianca.
Storia da ieri verissima — benché sinora senza precedenti negli alberi genealogici internazionali, scandagliati dalle ricerche genetiche all’università di Perugia del professor Maurizio Silvestrelli — di una trottatrice battezzata Via Lattea appunto perché nata albina nell’aprile 2014 ad Assisi all’ombra della Basilica del Santo, nell’allevamento di trotto di Sergio Carfagna, animato da un frate francescano (Danilo Reverberi) che quando faceva il bancario a Milano negli anni Ottanta non mancava un Gran Premio all’ippodromo di San Siro e sapeva a memoria genealogie ippiche meglio del giudice Adolfo Celi nel film «Febbre da cavallo».
Il successo di Via Lattea (dopo già tre secondi posti) nella finale delle «Bobby Weiss Series», sui 1.600 metri all’ottima media di 1’11”3 al chilometro, rimbalza in mezzo mondo anche perché, a valorizzarla negli Stati Uniti, è la stessa squadra (il proprietario scandinavo Michael Knutsson e il connazionale allenatore Ake Svanstedt) nientemeno che del cavallo primatista mondiale assoluto di trotto, lo svedese Sebastian K, primo e unico a disintegrare il muro della media dell’1’08” al chilometro, trottando il miglio nel 2014 in 1’07”7 al chilometro.
A ben vedere, peraltro, è già un mezzo miracolo che la cavallina bianca sia nata. Sua madre Melodiass, infatti, dopo aver racimolato in carriera appena 12 mila euro di premi vinti, una volta pensionata era diventata troppo costosa da mantenere per il suo proprietario, che così, a causa della dura crisi del settore ippico, e appena un momento prima di liberarsene vendendola e di rischiare quindi di avviarla al macello, la offrì a un ristoratore di Assisi.
Carfagna, infatti, nel corso degli anni al proprio agriturismo aveva affiancato un allevamento di cavalli cresciuto di livello di pari passo con la passione ippica dell’amico frate Danilo. Già otto anni fa balzò alle cronache per la romanzesca storia di un altro «proletario» suo forte trottatore, Iglesias, che venne rapito. Una volta liberato, tornò a vincere cinque Gran Premi.
Nel caso della candida Via Lattea, non si può proprio dire «tutta suo papà»: non soltanto perché lo stallone indigeno Gruccione Jet era invece morello come la pece (misteri della genetica), ma soprattutto perché la dolcezza della cavallina albina certo non è eredità dell’intrattabile allievo nel 2005-2007 di Giancarlo e Lorenzo Baldi, in carriera non poco condizionato da ombrosità caratteriali culminate infine nel ritiro nel 2007 quando clamorosamente gettò al vento per squalifica (esplodendo in un rabbioso galoppo) l’ormai già acquisita vittoria proprio sul traguardo del classico «Premio Tino Triossi» all’ippodromo romano di Tor di Valle.
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