A cavallo dell’oriente mi immergo nei colori
La stilista Lisa Corti a Milano: opere d’arte e tessuti da marajà «Una convivenza avventurosa»
Sulla deliziosa piazzetta della Chiesa di San Carlo a Milano si affaccia l’ottocentesca dimora di Lisa Corti. «Amo questo quartiere multietnico e nel contempo profondamente milanese vicino a Porta Venezia - racconta Lisa -. E tutto ciò che rimane del centro del Lazzaretto di cui tanto parla il Manzoni nei Promessi Sposi, quello in cui Renzo ritrova finalmente Lucia». La luce è la protagonista assoluta di tutti gli ambienti, dalle finestre di ogni stanza si coglie la cinquecentesca architettura di San Carlo. «Assieme a mia figlia Ida abbiamo ridato alla casa l’originale assetto strutturale. Gli ambienti erano stati sventrati negli anni ’70: abbiamo eliminato gli interventi invasivi: dai controsoffitti ai tramezzi di cartongesso».
L’universo creativo di Lisa Corti — stilista e designer — si esprime in un genere eclettico e con un mix d’ispirazioni legate a culture orientali. Una preziosa raccolta di cromolitografie (stampe decorate a mano) dell’artista indiano di fine ‘900 Raya Ravi Varna, appese alle pareti d’ingresso, aprono allo scenografico living dal pavimento a listoni verticali di legno grigio scuro e beige che conferiscono un’idea originale. «Una scelta azzardata questa — racconta sempre Lisa —, tutto qui convive avventurosamente».
Il Cavallo-scultura di Angelo Barcella (autore del disegno del Gatto siamese, marchio dell’emporio Textile) al centro del salone dialoga con manufatti e oggetti d’arte che decorano la casa.
Grandi divani — dai bianchi tessuti in cotone dipinto da Lisa con disegni di fiori di peonia rosa carico — dividono gli spazi aperti delle soglie vestite da «tende-a pacchetto» rosse e azzurre, gli stessi colori dei motivi delle bordure a muro che le incorniciano. Lisa comunica con i colori, un bagaglio di sensazioni ed esperienze difficile da spiegare a parole ed espresse attraverso le sue idee dell’abitare. La memoria di Lisa è legata all’africa, innanzitutto ad Asmara dov’è nata e cresciuta sino ai vent’anni, circondata da suggestioni, atmosfere e profumi intensi di spezie e d’agrumeti.
«Il ricordo dei mercati eritrei di Keren, con l’antica tradizione decorativa degli abiti delle donne africane — dalle linee e percorsi cromatici — uniti ai numerosi viaggi, dall’india, alla Cina, al Giappone, mi hanno ispirato a ridare attenzione a queste culture, alimentando la mia spiritualità tutta orientale per le mie ricerche. Ogni manufatto che decora la mia quotidianità, parla di tradizione e cultura che si fonde nell’eleganza domestica. Ho attraversato la moda, prima di diventare stilista».
Negli scaffali delle librerie — tra collezioni di zuppiere del Sette e Ottocento, e libri d’arte — spicca una foto in bianco e nero di Ugo Mulas
La vista letteraria Dalle finestre, la chiesa del Lazzaretto: «Nei Promessi Sposi qui Renzo incontra Lucia»
La mia Africa
«Mi ispirano i viaggi in India e Cina. Ma anche i mercati dell’eritrea, paese dove sono nata»
scattata per Vogue International del ’60 (quando Lisa era modella anche per Bazaar) che la ritrae appoggiata su una scultura di Henry Moore.
Accanto, una curiosa composizione a parete tutta specchi. Che cos’è? «Un vetro mercuriato del ‘700 d’autore ignoto; un omaggio a Venezia e ai suoi palazzi».
Dai corridoi di passaggio, con ampie vetrate sulla cucina, si giunge agli spazi privati di Lisa, «ai luoghi del sogno» (le stanze da letto) dove imperano tessuti, stoffe dai richiami Mandala, tappeti-preghiera e raffinati cuscini Maharaja stampati a mano con colori ottenuti da polvere di lapislazzulo. Appena ultimati invece due sofisticati arazzi: sono ispirati ai disegni dei fiori di maiolica di un basamento di fine ’700 di un palazzo imperiale di Bangkok.