Le opere maledette di Teresa Margolles Online le immagini
Quelle che Teresa Margolles mette in scena sono storie maledette: femminicidi, donne confinate in corpi di uomini, morti ammazzati dai narcos o migranti annegati nel Rio Grande mentre cercavano di inseguire il sogno americano. L’artista messicana è protagonista della mostra Ya basta hijos de puta, a cura di Diego Sileo, in programma al Padiglione d’arte contemporanea di Milano (Pac, via Palestro 14) fino al 20 maggio. Alcune opere esposte sono raccolte su corriere.it/lalettura in un percorso per immagini a cura di Ida Bozzi. All’esposizione è dedicato invece un articolo di Stefano Bucci nel supplemento cartaceo #335, in edicola fino a sabato 5 maggio. Margolles ha raccolto (fisicamente) gli ultimi resti delle sue storie maledette nelle strade e negli obitori: per esempio, nell’opera Mesa y dos bancos (2015) ha usato, mescolandole con il cemento, sostanze che arrivano dalla frontiera settentrionale del Messico, dove era stato ritrovato un cadavere. Sempre sul sito dell’inserto è disponibile l’articolo sull’arsenico (che uccise Madame Bovary e venne ingerito da Romeo): una delle sostanze che compongono l’alfabeto dei veleni a cura di Annachiara Sacchi, il quale, invece, in versione completa(26 veleni, uno per lettera) è disponibile su «la Lettura» cartacea. Online anche il racconto della rivoluzione messicana del 20 novembre 1910, una delle 12 ricostruite da Antonio Carioti nell’inserto in edicola fino a sabato.