ISTRUZIONI PER UN MONDO COMPLESSO
Il volume di Mauro Ceruti
«Nel presente anno 1492, dopo che hanno vinto la guerra contro i Mori, le Vostre Altezze hanno pensato di mandare me, Cristoforo Colombo, nelle regioni dell’india». Il navigatore doveva, alla fine, sbarcare nel Nuovo Mondo. Però, «agli occhi dei conquistadores l’america appariva come un mondo senza storia», ove gli europei potevano impunemente trasferire dominio e sfruttamento — nota Mauro Ceruti in questo Il tempo della complessità (Raffaello Cortina), con una prefazione di Edgar Morin che sottolinea come l’autore del volume sappia delineare «una prospettiva antropologica dalla quale l’identità umana emerge come irriducibilmente multipla». Ma «le nostre memorie storiche di cittadini europei hanno in comune soprattutto la divisione e la guerra», osserva Ceruti. «La comunità di destino non nasce dal nostro passato, bensì emerge dal nostro presente, perché è il futuro che la impone». Per Ceruti solo questa Europa può diventare un «laboratorio di cultura e di valori» su scala planetaria. Del resto, «l’incompiutezza della condizione umana è radicata nel legame originario con la diversità, con la varietà, con la molteplicità». Non è un difetto, bensì un’occasione. «Homo sapiens, nel corso della
Il libro di Mauro sua storia, non è nato Ceruti, Il tempo umano: ha imparato a della complessità, essere umano». è pubblicato da In questi ultimi anni si è Raffaello Cortina constatato come conflitti (pagine 190, locali possano innescare
14). Ceruti «una conflagrazione globale»: (Cremona, 1953) basti pensare al insegna Logica mosaico di interessi contrastanti e Filosofia della in Estremo scienza presso Oriente (cui si è aggiunta la Iulm di Milano «la politica nucleare imprevedibile della Corea del Nord»), ma anche all’intricata questione dell’ucraina, per non dire della «situazione esplosiva del Medio Oriente»… Il tempo della complessità è quello in cui molti sono i fattori che si intrecciano, in un’alternanza di luci e di ombre. «Fu con la scoperta del pianeta Terra, nel trentennio che va da Colombo a Magellano, quando poche piccole navi osarono affrontare rotte per le quali non esisteva alcuna cartografia», che si ebbe una prima globalizzazione. «Solo di poco successive», le scoperte dell’astronomia permisero poi di «delineare un nuovo spazio, incomparabilmente più vasto». Col colonialismo, infine, gli europei hanno esportato le loro sanguinose contraddizioni; ma la crisi di due guerre «mondiali» (1914 e 1939) mostra che tutto ciò non bastò a contenere la distruttività di «antiche e nuove barbarie semplificatrici».
La premessa di un’europa nuova deve tradursi nel progetto di un mondo intero ricreato con giustizia e libertà. Non senza rischi. Uno (forse il maggiore) è rappresentato dalle molte facce del fondamentalismo (non c’è solo quello islamico), che «hanno in orrore l’eccentrico e il superfluo», due aspetti, invece, «indispensabili non solo per la creatività umana» ma anche per quella «della natura nel suo complesso». La consapevolezza «dell’unità dell’ecosistema globale entro la diversità degli ecosistemi locali» va di pari passo con l’accorta tolleranza che valorizza la molteplicità della civiltà matura. Si tratta di non ricadere sotto vecchi dispotismi e di evitare nuove trappole, come quella di una burocrazia che «irrigidisce il corpo sociale e mortifica le giuste ambizioni degli individui». La scelta, in ultima analisi, è tra il volto della vita e la faccia oscura della morte. ● Chiariello, cardiochirurgo (in alto) e Pasini, psichiatra e sessuologo (qui sopra) presenteranno il libro il 9 maggio a Roma (ore 18.30, Biblioteca Angelica) con La Capria e Domenico De Masi. Modera Livia Azzariti