Corriere della Sera

Il Premio Pulitzer Greer: «La mia vittoria ha sorpreso anche me»

Lo scrittore si è affermato nella Fiction con il romanzo «Less», giudicato un testo «generoso e musicale». In Italia è pubblicato da La nave di Teseo

- Di Enrico Rotelli

Lo scrittore americano Andrew Sean Greer è il vincitore del Premio Pulitzer nella sezione Fiction, con il romanzo Less, pubblicato in Italia da La nave di Teseo ed elogiato dalla giuria per essere «un libro generoso, musicale nella prosa ed espansivo nella struttura e nella portata, sull’invecchiar­e e sulla natura essenziale dell’amore». Lo abbiamo raggiunto alla Fondazione Santa Maddalena di Donnini, poco distante da Firenze, di cui è il direttore e dove trascorre parte dell’anno. Qual è stata la prima cosa che ha fatto dopo la notizia?

«Ero confuso. Ho preso in mano

il telefono e avevo già ricevuto un centinaio di messaggi. Ho visto quelli di Michael Chabon, di sua moglie e dei loro figli e allora li ho chiamati per primi. Siamo amici». Che cosa le hanno detto?

«Michael mi ha confermato che era vero. Che seguono solo belle notizie dall’aver vinto un Pulitzer e ora posso scrivere quello che voglio, che è tutto ciò che interessa ad uno scrittore. Non la fama, se una fama esiste, ma la libertà di scrivere». Come si sente?

«È uno choc. Non sono mai stato finalista a nessun premio negli Stati Uniti. Less in America è molto popolare, ma credo che sia una sorpresa per tutti. È come se avessi fatto un salto dritto tra i più grandi: sto ricevendo telefonate e messaggi da colleghi come Zadie Smith e Jeffrey Eugenides. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato in Italia, all’aeroporto, in fila per lo stesso volo per New York. Sono andato da lui e gli ho detto: “Jeff, tu forse non ti ricordi di me, sono Andrew Greer, ci siamo incontrati anni fa, tramite amici”. Mi ha guardato come se fossi pazzo e ha detto: “Andy, ci conosciamo”. Ora mi ha scritto: “Adesso ti conoscono tutti. Congratula­zioni e goditi la corsa”. Ha cercato il mio indirizzo email e ha trovato del tempo per scrivermi. Mi ha commosso». È il riconoscim­ento da parte degli altri scrittori.

«Forse hanno sempre pensato che fossi un loro pari. Sono sempre

stati onesti e gentili, non cambierann­o il modo di comportars­i. Quello che cambia è che ora sarò io ad avere la fiducia di andare da Eugenides e dire: “Ciao Jeff, siamo sullo stesso volo”, invece di essere un idiota e chiedergli se si ricorda di me». Siete allo stesso livello.

«Michael Cunningham mi ha consigliat­o di non impazzire, di non fare come lui e sprecare tempo per dimostrare a me stesso che me lo merito. Sono cose che possono fermarti dallo scrivere. Gli ho detto che non mi sento come un Premio Pulitzer e lui mi ha risposto: “Be’ lo hai vinto e quindi sei un Premio Pulitzer. Goditelo e accettalo”». Fa differenza essere in Italia e non in America? La copertina di Less di Andrew Sean Greer (Washington, 1970, in alto), edito in Italia da La nave di Teseo

«Forse è un bene essere qui. Sono a 9 ore da San Francisco, dove abito il resto dell’anno, e la maggior parte della persone ha letto la notizia mentre dormivo. Ieri sera mi sono ubriacato di Franciacor­ta e sono andato a letto all’una, esausto dall’eccitazion­e. Ho chiamato solo i miei genitori e un po’ di amici». Cosa stava facendo poco prima di sentire la notizia?

«Ho obbligato un carlino a mettere un pigiama a pois».

E la prima cosa che hai fatto questa mattina?

«Tirare il carlino fuori dal pigiama. Una lezione di umiltà perché il carlino non era per nulla colpito, solo felice di essere fuori dal pigiama».

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