La magistratura interviene nella lite tra Sky e la Siae
Sotto inchiesta l’ad della tv satellitare. La replica: esposto frutto delle resistenze all’apertura del mercato
La vicenda
● La Siae contesta a Sky di utilizzare il repertorio della società degli autori ed editori senza licenze
● Il pm di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l’ad di Sky Andrea Zappia ROMA Nella lite tra Sky e la Siae adesso irrompe la magistratura. L’amministratore delegato Andrea Zappia è indagato per mancato versamento dei diritti d’autore dalla procura di Roma. Il pubblico ministero Vincenzo Barba ha già delegato le indagini alla Guardia di Finanza dopo la denuncia presentata dalla stessa Siae che contesta all’emittente «di utilizzare il nostro repertorio senza sottoscrivere le relative licenze». E nei prossimi giorni interrogherà il manager proprio per chiarire l’evoluzione di una vicenda che coinvolge centinaia di autori di cinema e musicali.
In una nota Sky sottolinea come «l’iscrizione dell’ad come rappresentante legale dell’azienda è un atto dovuto visto che è stata presentata una denuncia» e aggiunge: «Ci difenderemo in ogni opportuna sede, offrendo piena collaborazione all’autorità giudiziaria e dimostrando la correttezza del nostro operato. La scelta di Siae di fare denuncia rientra nel quadro delle resistenze di quest’ultima all’apertura del mercato e delle legittime richieste di Sky di non versare più alla sola Siae i compensi dovuti per le utilizzazioni dei repertori (una volta gestiti dalla sola Siae). Sky non intende privilegiare nessuna collecting e continua ad operare nel rispetto di tutte le norme».
Nei giorni scorsi era stato pubblicato un manifesto nel quale gli autori si dicevano «sbalorditi perché da mesi Sky ha deciso di utilizzare i contenuti creativi frutto del nostro lavoro senza più corrispondere alcuna remunerazione per il loro sfruttamento, come invece prevede la legge sul diritto d’autore e sull’equo compenso».
Una posizione che Sky contesta sostenendo di aver chiesto alla Siae l’elenco degli autori che tuttora vengono gestiti dalla Società perché molti altri — soprattutto artisti e cantanti, con nomi di richiamo internazionale — hanno invece deciso di rivolgersi altrove come consentito dalla nuova direttiva dell’ue. E poi chiarisce di aver versato tre milioni di euro proprio a garanzia degli introiti. Soldi che non sarebbero però stati messi a disposizione degli autori, che infatti nel manifesto scrivono: «Il diritto d’autore è un diritto del lavoro. Non è merce di scambio per garantire profitti milionari a chi rifiuta di restituire agli autori quanto stabilito dalla legge».
Su tutto questo dovranno svolgere accertamenti i finanzieri verificando gli effettivi versamenti effettuati dall’emittente e anche l’elenco degli artisti e degli autori che devono percepire i compensi relativi al 2017. Su questo sarà poi Zappia a fornire la propria versione al magistrato.
La nota dell’azienda «È un atto dovuto, ci difenderemo offrendo piena collaborazione all’autorità giudiziaria»