Madre licenziata Per il giudice ha ragione Ikea: «Insubordinata»
Il 25 settembre 2017 la responsabile del reparto cibo dell’ikea di Corsico si era presentata al lavoro nel solito orario delle 8 anziché in quello nuovo delle 13 assegnatole per esigenze aziendali, e il 2 ottobre aveva iniziato alle 10 invece che alle 7, e finito alle 19 invece che alle 16: un non rispetto dei nuovi turni che, 39enne separata con due figli, e in azienda da 17 anni, motivava con «esigenze personali e familiari» a suo avviso «superiori alle esigenze organizzative dell’azienda», in quanto «la modifica dei turni era inconciliabile con la sua necessità di assistere il figlio minore disabile» al 100 per cento. Ma ora la sezione Lavoro del Tribunale di Milano decide che è stato legittimo il licenziamento per giusta causa attuato da Ikea e difeso in giudizio dall’avvocato Luca Failla: «L’autodeterminato orario di lavoro, proseguito con il rifiuto di seguire la direttiva di usufruire della pausa all’ora indicatale e con la decisione di interrompere la prestazione in un diverso momento senza preavvisare e lasciando chiusa la cassa, e sfociato nel contrasto verbale e nella pronuncia di parole oltraggiose nei riguardi di una responsabile», per la giudice Silvia Ravazzoni «denotano un progressivo inasprirsi del contrasto» e integrano il caso di «insubordinazione verso i superiori accompagnata da comportamento oltraggioso», che, in base al contratto, legittima la «giusta causa che non consenta la prosecuzione anche provvisoria del rapporto». Benché Ikea l’avesse scritto in una nota all’epoca, la giudice esclude che «Ikea abbia attribuito un qualsiasi rilievo alla pluralità di assenze» della donna, «in quanto nella motivazione del licenziamento la circostanza non è neppure citata, ma fu introdotta solo nel successivo comunicato stampa». Il Tribunale valorizza invece la disponibilità dell’azienda (testimoniata da una manager) ad accogliere «15 delle 17 indicazioni imprescindibili» della lavoratrice rispetto ai turni predisposti in Ikea da un algoritmo; e censura il fatto che ella, «pur consapevole della decisione di Ikea di applicare anche a lei la nuova turnazione, si è presentata al lavoro sia il 25 settembre che il 2 ottobre ad un’ora diversa da quella programmata, in tal modo disattendendo apertamente le disposizioni aziendali». Il che, per il Tribunale, «è ancor di più riprovevole in considerazione del suo ruolo di coordinatrice».