Corriere della Sera

Adil, il barelliere del 118 respinto dal leghista «Da lui insulti razzisti»

Vercelli, l’operatore stava soccorrend­o suo padre

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o

Sarà stato anche un VERCELLI momento di rabbia, di concitazio­ne, come dice lui. Certo è che Gianpiero Borzoni, segretario cittadino della Lega Nord a Vercelli, è andato giù pesante: «Marocchino di m... tu non devi entrare in casa mia». Il marocchino in questione è Adil, trapiantat­o da diversi anni nel capoluogo piemontese dove ha messo radici con moglie e figli. La notte fra il 19 e il 20 dicembre era piombato a casa della famiglia Borzoni e le sue non erano propriamen­te cattive intenzioni: doveva prestare soccorso al padre dell’esponente leghista per un problema di salute. Adil è infatti un operatore della Croce Rossa Italiana, la sua «azienda», della quale è orgoglioso dipendente dopo aver fatto a lungo il volontario. «Appena siamo arrivati sul posto il figlio della persona da soccorrere si è presentato come infermiere e voleva fare quel che diceva lui», racconta Adil nella denuncia che ha presentato ai carabinier­i. «Io gli ho detto che eravamo noi i responsabi­li ed è iniziata una discussion­e...». Per farla breve: Adil viene lasciato fuori di casa, Borzoni si impossessa della barella, carica il padre ed esce. «A quel punto cerco di riprendere il controllo della barella», precisa Adil. «Non toccarla», gli intima l’altro spingendo la lettiga nell’ambulanza. «Alla fine ha minacciato di farmi licenziare», conclude il marocchino spiegando che l’ambulanza è poi ripartita per correre all’ospedale. Con papà Borzoni a fare da paciere, sempre steso sulla barella.

Questo il racconto del dipendente della Croce Rossa. Che naturalmen­te ha scatenato una bufera politica. «Borzoni, vergognati! — hanno tuonato in un comunicato i segretari provincial­e e cittadino del Pd Gian Paolo De Dominici e Michele Gaietta —. Hai attaccato un uomo che faceva il suo lavoro; hai anteposto le tue assurde convinzion­i razziste».

Dal canto suo, Borzoni ha chiesto scusa. «Mi sono dispiaciut­o la sera stessa, mi ero agitato... la concitazio­ne del momento... Ma vorrei precisare che la mia è stata mancanza di rispetto nei confronti di una persona, non di un marocchino. Se fosse stato un veneto o un valdostano avrei fatto altrettant­o. Il fatto è che lui non voleva far entrare l’ambulanza nel cortile. Io invece cercavo di evitare a mio papà i sobbalzi del terreno. Sono infermiere profession­ale e certe cose le so».

Il leghista si è scusato ma fino a un certo punto: «A questo punto mi farò ascoltare, perché si litiga sempre in due e se io ho detto certe cose lui ne ha dette altre. E poi non è vero che ho minacciato il licenziame­nto. Gli ho solo detto di darmi i suoi dati che sarei andato a lamentarmi». Il racconto del marocchino è supportato da varie testimonia­nze. «Anche perché quella notte il mio cliente ha chiamato la centrale operativa della Croce Rossa per registrare in diretta la lite — precisa l’avvocato Franco Bussi, che oggi lo assiste in questa causa per ingiurie mentre ha in corso la richiesta della cittadinan­za italiana —. Adil parla bene la nostra lingua, è scrupoloso, ligio al dovere, perfettame­nte integrato e appassiona­to alla Croce Rossa. Mi ha detto “avvocato, ci sono rimasto malissimo, non mi era mai successa una cosa del genere”».

Quanto al padre, che dalla barella aveva cercato invano di calmare gli animi, il segretario leghista assicura che «sta meglio. Sono io adesso che non sto molto bene: mi sento come l’unico fagiano che vola in cielo in mezzo a cento cacciatori».

Il segretario «Sono dispiaciut­o. Ma non è vero che volevo farlo licenziare. Gli ho solo chiesto i dati»

 ?? (foto da Facebook) ?? Il politico Gianpiero Borzoni, segretario della Lega Nord a Vercelli, durante un raduno dei simpatizza­nti del Carroccio
(foto da Facebook) Il politico Gianpiero Borzoni, segretario della Lega Nord a Vercelli, durante un raduno dei simpatizza­nti del Carroccio

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