Natale del 1982: tangenti, crolli (e speranze) Sembra oggi
I Re Magi e le tasse, l’arrotino agente della Digos le figurine sdraiate sull’aia come lavoratori in sciopero Un racconto dal Natale ‘82: meglio o peggio di oggi?
Disponiamoci al Natale con animo indulgente, affettuoso. I nostri denti, che troppo spesso stridono di rabbia, abbiano pace almeno in questi giorni; le nostre mani, che prudono di perenne indignazione, trovino requie per aprire lo scatolone del presepio e apprestare in letizia la tenera scenografia dell’Evento. Non vedano per una volta i nostri occhi che la montagna di gesso, là sulla destra, è franata, travolgendo la casetta, la vecchia cestaia seduta sulla soglia nonché la di lei nipotina e il di lei maialino.
Facciamo finta che il torrente di carta stagnola non sia straripato, abbattendo due ponti e causando la morte per annegamento del mercante di granaglie
Facciamo finta che il torrente di carta stagnola non sia straripato, abbattendo due ponti e causando la morte per annegamento del mercante di granaglie e del suo asinello. Sistemiamo il secondo casolare tra le rocce di cartapesta; sistemiamogli attorno qualche pastore, un po’ di sparse pecorelle; e scacciamo energicamente il sospetto che dietro quei poveri muri si nasconda la cella del sequestro, che quei pastori appoggiati all’alto bastone o intenti a suonare il flauto, stiano in realtà montando la guardia all’imprenditore veneto incatenato all’interno.
E la fanciulla dormiente in riva al laghetto di specchio sia, per carità, ciò che sembra, e non una tossicodipendente in coma; sia l’arrotino un arrotino autentico, e non un agente della Digos che sorveglia il pozzo dei terroristi; e lo straccivendolo e il vetraio che s’incrociano davanti alla bettola siano due errabondi galantuomini della Giudea e non, per favore, una spia bulgara e un killer turco che si stanno surrettiziamente passando una 45 con silenziatore.
Ecco un drappello di legionari in fila indiana sul muschio. Sono certamente in libera uscita, certamente diretti al lavatoio dove li attendono le contadinelle; non ci sfiori nemmeno l’idea che siano impegnati in una operazione in grande stile contro la camorra. E quel funzionario dell’amministrazione romana di cui due robusti schiavi reggono la portantina, non è un flaccido, furbastro assenteista, ma sta ovviamente precipitandosi in ufficio, puntualissimo, a mandare avanti con zelo cataste di pratiche.
Né quelle numerose figurine sdraiate in cerchio sull’aia sono dei ferrovieri, dei controllori di volo o dei bancari in sciopero; né il fabbro e il falegname, operosi nelle loro botteghe, ometteranno — basta un’occhiata per capirlo — di compilare la ricevuta fiscale; né lo storpio e il monco che arrancano sul sentiero di sabbia sono dei falsi invalidi beneficianti di illecite pensioni.
Il cielo, vediamolo di carta intensa- mente azzurra e fittamente stellato, senza una bava di smog, una scia di missile intercontinentale. E il grande deserto di sabbia sulla sinistra, non evochi nei nostri cuori il petrolio arabo o il metano sovietico. Al suo limite estremo mettiamo pure in marcia i tre Re Magi coi loro cammelli; ma cerchiamo di non confonderli coi tre ministri economici che recano in dono, rispettivamente, Tasse, Tasse e Tasse.
Quanto alla sacra capanna, installiamola su un terreno edificabile previsto dal piano regolatore di Betlemme, senza abusivismi né tangenti di sorta. E l’asino e il bue, immaginiamoli indigeni, non importati a caro prezzo dalla Danimarca. Infine, venuto il momento di deporre il Bambino sulla paglia, non lamentiamoci di non aver più a disposizione l’onorevole Spadolini, che per incarnato e rotondità sarebbe andato così bene. Mettiamoci un po’ di buona volontà, diciamoci che, come misura, l’onorevole Fanfani va anche meglio.