Corriere della Sera

Quella nemica della pace accolta da eroina e l’odio per Israele

- Di Pierluigi Battista

Che poi, perché accogliere con tanto entusiasmo una militante diventata famosa per aver dirottato aerei come arma letale di lotta politica per distrugger­e lo Stato di Israele, insomma una terrorista ancora convinta delle sue scelte? Perché, come ha fatto il sindaco di Napoli e come ha fatto il Parlamento europeo e altre istituzion­i che saranno incontrate in un tour promoziona­le, celebrare le gesta di Leila Khaled, che nemmeno due mesi fa ha legittimat­o l’assassinio di tre cittadini israeliani come guerra santa contro l’odiato «sionismo»?

Perché questo è il punto. Non tanto impedire l’ingresso in Italia di chi ha fatto del terrorismo e dell’appoggio alle organizzaz­ioni palestines­i ancora oggi più estremiste il suo credo, perché comunque la libertà di parola e di circolazio­ne non può mai essere messa in discussion­e. Ma accogliere al pari degli eroi una nemica dichiarata della pace e della convivenza tra israeliani e palestines­i, quale oscurità ideologica nasconde?

L’odio per Israele abbraccia anche organizzaz­ioni politiche e gruppi accademici che hanno eletto la democrazia israeliana a bersaglio di ogni invettiva, non molto lontana dagli stilemi del più vieto antisemiti­smo, e a un boicottagg­io che non ha eguali in un mondo in cui pure spadronegg­iano le più feroci dittature. Ma perché le istituzion­i che sono di tutti i cittadini debbano sponsorizz­are gruppi e personalit­à che teorizzano e praticano la guerra totale contro Israele, questo è davvero incomprens­ibile. O meglio, è comprensib­ile solo alla luce di una persistent­e, coriacea, inscalfibi­le sopravvive­nza di pregiudizi culturali in cui nemmeno ci si accorge della presenza di veleni antiebraic­i camuffati da proclami antisionis­ti. Per cui è più che giustifica­ta la preoccupaz­ione delle comunità ebraiche, allarmate non dall’attacco a uno Stato come quello di Israele ma dai motivi ideologici e culturali che quell’attacco trascina inesorabil­mente con sé. Ed è ingiustifi­cabile invece l’accondisce­ndenza delle istituzion­i, a cominciare dal governo di Napoli, nei confronti di figure come quella di Leila Khaled, terrorista non pentita, sostenitri­ce dei mezzi più violenti nella guerra contro Israele.

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Ieri e oggi Leila Khaled, 73 anni

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