«Riciclaggio da tre generazioni» Sicilia, indagato Genovese junior
Sequestro da trenta milioni. I beni del padre condannato intestati al figlio neoeletto
Il dramma di un’Assemblea regionale che esordisce fra le incriminazioni nella città dei ferry boat diventa commedia. E Francantonio Genovese, il ras dei ventimila voti trasferiti dal Pd a Forza Italia, rischia di passare alla storia come l’uomo, anzi, l’evasore che marchia come «impresentabile» il figlio Luigi e fa morire il padre in banca.
Tragicomico dettaglio di un sequestro da 30 milioni su un patrimonio di cento, in una famiglia che avrebbe dribblato il Fisco «da tre generazioni», come scrivono i giudici arrivando al rampollo appena eletto sullo Stretto, Luigi, il più votato, a 21 anni già sospettato di riciclaggio, grandi occhiali su viso scarno e corpo mingherlino, accusato di essersi fittiziamente intestato i beni del padre «perché risultasse nullatenente agli occhi del Fisco» dopo la condanna a 11 anni per lo scandalo dei «corsi d’oro» nella formazione regionale.
Ma è quest’ultimo, il patron dei traghetti Caronte, accompagnato dalla moglie Chiara Schirò a Lugano, a interpretare nel 2013 il ruolo di presunto orfano davanti a un funzionario del Credit Suisse Life con sede nelle isole Bermuda. Un funzionario incuriosito da una operazione da 16 milioni di euro. E lui pronto a sottoscrivere. Testuale: «Portion of the inheritance received by Mr Genovese following the death of his father Mr Luigi Genovese».
Una porzione di eredità. Dal padre morto che, però, era ancora vivo. Visto che l’ex senatore democristiano nato nel 1925, in carica per sei legislature, se ne è poi andato nel luglio 2015. Traccia che porta la Guardia di finanza e il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita a capire che anche il nonno di Luigi aveva il suo del tesoretto all’estero. Come avrebbe continuato a fare il versatile Francantonio, stupito di tanti soldi scoperti a sua insaputa: «Io sono nato nel 1968, quindi a un anno e mezzo non ero in grado di...». Giustificazione risibile per il giudice Salvatore Mastroeni che ha fatto sequestrare conti, azioni, perfino la villa sul lago di Ganzirri ed una sfilza di altri beni immobili.
Adesso esplode la polemica politica sull’assemblea, già al quinto caso giudiziario. Minimizza il presidente in pectore Gianfranco Miccichè, il leader azzurro che lo arruolò: «Luigi è un bravo ragazzo, lo dimostrerà». E il «bravo ragazzo», giurando sulla «regolarità della