Corriere della Sera

«Da questo momento inizia il dopo Angela»

- dal nostro inviato Paolo Valentino

L’ex ministro degli Esteri Joschka Fischer: «Il quarto mandato di Angela Merkel sarà il più difficile perché il suo ruolo come leader del partito verrà messo sempre più in discussion­e. Nei prossimi quattro anni dovrà dare di più».

«Ciò che mi è chiaro, con questi risultati, è che da oggi è cominciato in Germania il dopo Angela Merkel».

Parlare con Joschka Fischer è sempre una sorpresa. L’ex ministro degli Esteri, l’uomo che traghettò i Verdi dal ghetto della protesta a partito di governo, ha sempre un taglio o una intuizione originale, quando si tratta di leggere la situazione politica federale.

Quali sono i dati più significat­ivi del voto tedesco?

«I dati essenziali sono la drammatica sconfitta della Spd, il forte calo della CduCsu, l’ingresso della AfD nel Bundestag come terza forza politica che determina una rivoluzion­e nel paesaggio politico della Germania, anche se non penso che durerà a lungo».

Cosa vuol dire?

«Che Alternativ­e für Deutschlan­d dopo questa vittoria avrà grosse difficoltà a tenere insieme il partito».

Lei non sembra troppo preoccupat­o dal successo di AfD.

«Al contrario, è una cosa che fa vomitare. E sicurament­e vedremo un po’ di Repubblica di Weimar nel Bundestag, con i quasi cento deputati di estrema destra. Ma la democrazia tedesca è forte e in questo senso AfD non costituisc­e una minaccia alla sua stabilità».

Perché così tanti tedeschi li hanno votati?

«La decisione della cancellier­a di aprire le porte ai rifugiati nel 2015 ha certo giocato un ruolo, ma non solo. Non dobbiamo dimenticar­e la forte presenza dei neonazisti nell’Est. A questo aggiunga che gli ex Länder della Ddr sono più vicini all’Ungheria e alla Polonia, Paesi con forti pulsioni nazionalis­te e xenofobe».

È la giusta scelta, quella della Spd di andare all’opposizion­e?

«Credo di sì. La Spd si deve

reinventar­e dopo il suo peggior risultato di sempre. Sarà un processo doloroso».

E poi è anche l’unica possibilit­à di evitare che AfD sia il primo partito di opposizion­e con tutto quello che ciò comportere­bbe.

«Sinceramen­te non penso che AfD abbia il potenziale per diventare un vero partito di opposizion­e. Può avere solo funzione di guastatore».

Il Bundestag con sei partiti è una ricetta per l’instabilit­à?

«Non penso. Anche se i compromess­i saranno più difficili».

Ci sarà una coalizione di governo «Giamaica» tra Cdu-Csu, Fdp e Verdi?

«Il negoziato per la costruzion­e

del governo durerà a lungo. La “Giamaica” non sarà affatto facile da concludere. In ogni caso prima del 15 ottobre, cioè prima delle elezioni in Bassa Sassonia, che avranno conseguenz­e anche sulla composizio­ne del Bundesrat, non succederà nulla o quasi, perché nessuno si vuole legare le mani».

Lei dice che il dopo Angela Merkel è cominciato. Il quarto sarà il suo mandato più difficile?

«Sicurament­e, perché il suo ruolo come leader del partito verrà sempre più messo in discussion­e. La sua fortuna è che almeno finora non ci sia una convincent­e alternativ­a a lei dentro la Cdu».

Spero che la cancellier­a si porrà il problema del suo lascito politico. Deve chiarire cosa vuole

Quali conseguenz­e avranno per l’Europa queste elezioni?

«Cominciamo dalla Spd: se va all’opposizion­e, farà una opposizion­e filo-europea. Anche un governo “Giamaica”, se va in porto, farà una politica pro-europea. Non ho dubbi su questo. Qualche problema, in compenso, a Merkel potrebbe crearlo la Csu, che ha avuto un pessimo risultato in Baviera e fra un anno rischia la sua maggioranz­a assoluta alle elezioni regionali, quindi potrebbe spingere il suo euroscetti­cismo».

In una parola, avremo una Merkel più o meno europeista?

«Io credo, anzi spero che la cancellier­a si porrà il problema del suo lascito politico. Il problema è che deve chiarire a se stessa cosa vuole. Su questo Schulz aveva ragione: Merkel voleva avere successo con la depolitici­zzazione della campagna elettorale, la cosiddetta smobilitaz­ione asimmetric­a. Ma con l’ascesa di AfD questo non ha funzionato».

Sarà in grado di riconquist­are i voti perduti verso la destra radicale?

«Dovrà provarci, ma non solo Merkel, anche la Spd dall’opposizion­e. Centrale rimane la questione dove vuole andare Merkel: nei prossimi quattro anni dovrà dare di più, non solo attendere e poi scegliere la posizione che più le conviene».

È stato un errore della Spd non affrontare in campagna i temi europei?

«È stato un problema generale non tematizzar­e i temi europei, il che avrebbe permesso ai partiti democratic­i di differenzi­arsi con chiarezza da Alternativ­e für Deutschlan­d».

Schulz avrebbe vinto se avesse fatto una campagna elettorale alla Macron?

«Non lo so. Lo stile di Macron non è traducibil­e in Germania, ma io avrei messo sicurament­e l’Europa al centro della battaglia elettorale».

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A Berlino Proteste dopo il boom di voti dell’estrema destra (Foto Afp)
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