Corriere della Sera

La regione A4 dove il Pil va in Tir

- di Dario Di Vico Cavalcoli

La grande metafora del Nord è l’A4, l’autostrada che collega Torino a Trieste: attorno ai suoi 528,5 km vivono e lavorano 26 milioni di persone e ci transitano ogni giorno 230 mila mezzi pesanti.

«Sicuro, per capire come sta andando l’economia del Paese basta affacciars­i alla finestra del mio ufficio sull’A4 e valutare il flusso degli autocarri». Patrizio Ricci, 57 anni, presidente della Federazion­e italiana autotraspo­rtatori artigiani (Cna Fita), dirige l’azienda di trasporto merci di famiglia a due passi dall’autostrada che attraversa il Nord. Dal 2007 la sua impresa di Telgate, in provincia di Bergamo — che distribuis­ce latte e prodotti alimentari in regioni come Lombardia, Veneto e Piemonte — è cresciuta nonostante la Grande Crisi del 25%, arrivando a impiegare 37 autisti. «Tutto il settore è in rilancio — racconta Ricci —. Negli ultimi mesi la nostra associazio­ne, tramite i consorzi di servizi, ha registrato un incremento del 6% di transiti. A favorire la ripartenza sono stati soprattutt­o l’automotive, l’alimentare e l’elettronic­a». L’imprendito­re conferma — senza nascondere un pizzico di orgoglio — che molto si deve alla reattività del trasporto su gomma, capace di rispondere alle nuove esigenze delle piccole medie imprese. «La geografia delle piccole e medie imprese, che è sempre più allungata sul territorio nazionale, ci rende indispensa­bili — sottolinea —. Parliamo di aree inaccessib­ili via treno dove a vincere è la flessibili­tà del servizio che riusciamo ad offrire». Se la capillarit­à del servizio è l’asso nella manica degli autotraspo­rtatori — capace di scacciare così lo spettro della concorrenz­a dei treni veloci —, c’è ancora molto da fare. «Piuttosto bisogna per esempio lavorare per mantenere aperte le vie di transito e svilupparn­e di secondarie — aggiunge Ricci —. Penso in particolar­e a Pavia o Piacenza, città con ancora pochi ponti per il passaggio merci. Potenzino allora quel tipo di infrastrut­ture, allora sì che avremo la ripresa con la “r” maiuscola».

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