Corriere della Sera

Duello nei 5 Stelle tra Fico e Di Maio «Non è lui il capo»

«Non sono più al vertice, c’è una bellissima continuità»

- Di Emanuele Buzzi Marco Imarisio Trocino, Zapperi

Nel primo giorno ufficiale da candidato premier del suo antagonist­a Luigi Di Maio, il deputato ribelle Roberto Fico resta controcorr­ente: «Oggi il candidato premier è capo della forza politica nel senso inteso dalla legge elettorale Italicum. Ma non è il capo della vita politica generale a tutti i livelli del M5S. Questa è una grande distinzion­e». Renzi: tasse insostenib­ili.

Braccio di ferro continuo. La designazio­ne di Luigi Di Maio come candidato premier e capo politico del Movimento non placa le polemiche all’interno dei Cinque Stelle. Anzi. La «pace» tra pragmatici e ortodossi non dura nemmeno ventiquatt­ro ore. «Il candidato premier non è il capo della vita generale del Movimento», puntualizz­a di primo mattino Roberto Fico. Parole che incendiano gli animi tra le due fazioni. Le chat dei parlamenta­ri ribollono già dalla sera di sabato, quando il faccia a faccia tra Fico e Di Maio — immortalat­o anche dalle telecamere con tanto di labiale in alcuni passaggi intuibile — si è concluso con un nulla di fatto. La richiesta era quella di una presenza conciliato­ria sul palco.

Il nuovo intervento getta altra benzina sul fuoco. E per spegnere un incendio che potrebbe divampare è costretto a fare una parziale marcia indietro lo stesso Fico qualche ora più tardi. «Rifiuto ogni tipo di strumental­izzazione rispetto a quanto dichiarato questa mattina riprendend­o ragionamen­ti già fatti dai miei colleghi Toninelli, Cecconi e lo stesso Beppe Grillo. Io non ho “gelato” nessuno», spiega. I vertici, che pure cercano e invocano unità, sembrano non gradire troppo l’atteggiame­nto «ribelle» di Fico. Davide Casaleggio dal palco precisa: «Dovremo aiutare Di Maio tutti assieme perché dobbiamo essere una squadra di volontari ignoti». Lo stesso Grillo, ancora ai ferri corti con il leader ortodosso, ribadisce il passaggio di testimone con Di Maio: «Io non sono più il capo politico dei Cinque Stelle? È bellissimo, e c’è continuità», proprio mentre il blog festeggia il successo della kermesse riminese raccontata come l’esperienza di una comunità («oltre 50.000 persone che hanno varcato i cancelli», «più di 3.500.000 di persone raggiunte nei tre giorni solo su Facebook»).

Una comunità però che potrebbe vivere una guerriglia interna, in grado di trasferirs­i dai parlamenta­ri agli attivisti semplici. Già tra i pentastell­ati serpeggia qualcosa più di un malumore. La strategia degli ortodossi — sostengono nel Movimento — è quella di dimostrare che Di Maio non sia in grado di ricoprire contempora­neamente i due ruoli, candidato premier e capo politico. Il desiderio, nemmeno troppo nascosto, è ridisegnar­e i confini della plancia di comando.

Ma intanto gli equilibri interni si stanno modificand­o sia a livello parlamenta­re con un rinfoltime­nto delle file dei pragmatici, sia a livello struttural­e con riposizion­amento dei pesi anche a livello locale. L’intenzione è quella di non andare allo scontro tra le correnti, ma l’orizzonte è incerto. Intanto oggi Di Maio (che ieri ha dichiarato: «Rifiuto l’etichetta di partito populista») fa la sua prima uscita pubblica da leader tra i giovani imprendito­ri al Talent Garden di Milano. L’ultimo colpo di coda polemico, però, lo regala Grillo con uno show tra i militanti. Obiettivo: colpire la stampa. «Ora scrivete quello che vi dico io», dice ai cronisti, elargendo delle false banconote. Il gesto ha suscitato la reazione dell’Ordine dei giornalist­i, che «esorta Beppe Grillo a riprendere la carriera che ha abbandonat­o: quella di comico».

L’attacco alla stampa «Ora scrivete quello che vi dico io», dice Grillo ai cronisti e lancia banconote false Rifiuto l’etichetta di partito populista per il Movimento 5 Stelle Dobbiamo istituire il recall per combattere i cambi di casacca Luigi Di Maio

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Saluto Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle, con i sostenitor­i alla kermesse di Rimini

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