Stoner e Haruf, una passione Cordelli fa discutere sul web
«La meraviglia di Stoner e Haruf è riuscire a incantare i lettori con la normalità: solo i grandi ci riescono». Il tweet di @FiorenzaPoletto prende spunto da un articolo di Franco Cordelli pubblicato sul nuovo numero de «la Lettura» (il #300) e dedicato, tra gli altri, proprio a John Edward Williams, autore del romanzo Stoner (1965, uscito per Fazi nel 2012) e a Kent Haruf, divenuto uno scrittore di culto in Italia. Al centro dell’articolo (nell’immagine qui sopra l’illustrazione che lo accompagna nel supplemento in edicola, l’opera Desert gas station del 2013 firmata dall’artista polacco Łukasz Ratajczyk), c’è lo stile di scrittura di alcuni grandi della narrativa d’oltreoceano. Sui quali Cordelli esprime i propri dubbi. «Non c’è nulla in Stoner — spiega — che già non sapessimo. La storia, se così la si può chiamare, è una frequente apparizione di luoghi comuni». Perplessità anche su Haruf, autore, tra gli altri, della pluripremiata «Trilogia della pianura» composta da Canto della pianura (1999), Crepuscolo (2004) e Benedizione (2013) ed edita in Italia da NN editore. Per Cordelli la scrittura di Haruf è «fredda, rapida, e i dialoghi sono pleonastici». Il testo del critico ha creato un vivace dibattito sui social network: alcuni lettori si sono detti d’accordo con Cordelli, altri sono scesi in campo in difesa di Williams e Haruf. Secondo @ta_rchetti «c’è un gran Cordelli oggi su “la Lettura”». E sempre su Twitter @myskinprincipe scrive: «Stoner e Haruf a me piacciono. Vite normali, raccontate bene. Le cose importanti si leggono tra le righe». Ed @elisabettafaval aggiunge: «Io mi sono persa in quelle banalità ed è stato bellissimo». Comunque la si pensi, osserva @VincenzoTrama: «Che bello ogni tanto notare qualche critico che critica. Almeno si aprono reali spazi di discussione!».