Euforia Qarabag la squadra azera in esilio dal ’93
N(Afp) essuno ha festeggiato ad Agdam, né mercoledì quando pur perdendo 2-1 a Copenaghen nel ritorno del playoff il Qarabag ha ottenuto la prima storica qualificazione ai gironi di Champions, né ieri sera quando dall’urna di Montecarlo sono usciti i nomi delle tre avversarie — Chelsea, Atletico Madrid e Roma — che la squadra azera affronterà nel girone C del primo torneo continentale. Ad Agdam non si festeggia semplicemente perché Agdam non esiste: dal 1993 ci sono solo macerie e silenzio, la città è disabitata da quando fu conquistata, saccheggiata e distrutta dall’esercito armeno durante la guerra del Nagorno Karabakh, una enclave indipendente de facto non riconosciuta dalla comunità internazionale e contesa fin dal 1987 da armeni e azeri. Gli abitanti, circa 150mila, furono espulsi e lo stadio in cui giocava il Qarabag raso al suolo dai bombardamenti armeni. Nei combattimenti morì anche l’allenatore Allahverdi Bagirov, che era anche comandante in capo dell’esercito azero: oggi è un eroe nazionale, uno striscione lo ricorda ad ogni partita che il Qarabag disputa in esilio allo stadio Bahramov di Baku, la capitale. «È l’unica squadra che non gioca una partita in casa da vent’anni», inizia così il documentario «Champions without a home», Campioni senza casa. La svolta è arrivata nel 2001 con l’entrata in società dell’industriale alimentare Gozal: grazie a investimenti azzeccati e al calcio disinvolto dall’idolatrato allenatore Gurbanov sono arrivati tre titoli e tre coppe nazionali in fila. La rosa vale circa 12 milioni, come il nostro Cittadella. L’exploit nell’Europa League 2014/15, quando riuscì a imporre uno 0-0 all’Inter, era il punto più alto in 66 anni di storia. Prima di ieri. «È un giorno storico» ha twittato orgoglioso il club.