«Un veto su Micari favorisce M5S e destra Così Bersani rompe»
Il renziano Faraone: avrei potuto candidarmi
«Dire no a Micari significa rafforzare in Sicilia i Cinquestelle e la destra». Davide Faraone, luogotenente di Matteo Renzi nell’isola e sottosegretario alla Salute, è convinto che si debba partire dal modello di Palermo per le Regionali, ovvero da quell’alleanza larga di centrosinistra con dentro Ap di Angelino Alfano che «è stata una delle poche esperienze vincenti all’ultima tornata delle amministrative». Ecco, secondo il renziano, «la Sicilia, così come è stato in passato, può diventare il laboratorio in vista delle prossime politiche».
Però il laboratorio politico
● Davide Faraone, 42 anni, pd, nel governo Gentiloni è sottosegretario alla Salute. Con Renzi era sottosegretario all’Istruzione
starebbe già perdendo pezzi sul nome di Micari. Mdp pone il veto su Alfano.
«Trovo tutto surreale. Prima Mdp ci ha chiesto un’alleanza larga e gli è stata subito servita. Poi hanno invocato il “modello Palermo” e gli abbiamo messo sul tavolo un candidato civico. Se dicono no a prescindere è chiaro che sono intenzionati a rompere l’alleanza».
Dietro l’accordo con Alfano c’è un patto per le elezioni politiche sulla ripartizione dei seggi?
«Assolutamente no. Ma mi faccia dire una cosa».
Prego.
«Stiamo governando con Alfano e il suo partito dai tempi del governo Letta. Ecco, Bersani e Speranza hanno votato diversi provvedimenti. Si sta in sostanza facendo un accordo politico in sintonia con gli esecutivi nazionali degli ultimi quattro anni».
Il leader di Ap però non ha ancora sciolto la riserva sul nome di Micari.
«Alfano ha condiviso l’esperienza delle amministrative di Palermo, siede nella maggioranza con Leoluca Orlando. E le posso dire che non ha detto no alla candidatura di Micari».
Si vocifera che gli alfaniani vogliano puntare le fiches sull’avvocato Nino Caleca.
«Guardi, noi abbiamo accolto una proposta nata da un incontro tra il sindaco di Palermo Orlando e Mdp. Da quella riunione è venuto fuori il nome di Micari. E noi come Pd abbiamo detto sì. Allo stesso tempo per rispondere alla sua domanda le dico che Caleca è una persona rispettabilissima e sono onorato di avere lavorato con lui quando è stato assessore all’Agricoltura».
Qualcuno sostiene che sia lei la vera carta del Pd.
«Io avrei potuto candidarmi. Ma ho preferito fare un passo indietro, in nome di un progetto più ampio».
Però da Facebook si nota che gira la Sicilia come se fosse il candidato alla presidenza.
«Un bravo politico deve instaurare un rapporto con il territorio. La ricetta è: ascoltare la gente, a prescindere se si è candidati e a prescindere dalle campagne elettorali».