Trump affossa l’intesa sul clima L’ira dell’Europa
Il presidente rompe l’accordo di Parigi sottoscritto con 194 Paesi: «Per noi era economicamente svantaggioso» Obama: rifiuta il futuro. Rivolta di grandi città e California. Dichiarazione comune di Merkel, Macron e Gentiloni
La notizia, annunciata da giorni, è diventata ufficiale nella serata italiana con le parole di Donald Trump nel Giardino delle Rose della Casa Bianca: «Per mantenere l’impegno solenne di proteggere i cittadini americani, gli Usa si ritireranno dall’accordo sul clima di Parigi». Ha poi cercato di non rompere del tutto i rapporti con gli altri governi aderenti all’intesa: «Gli Stati Uniti cominceranno a negoziare un nuovo accordo sul clima». Ma Merkel, Macron e Gentiloni con una dichiarazione congiunta hanno risposto che l’accordo di Parigi «non può essere rinegoziato». Barack Obama, che l’intesa firmò, ha detto che Trump «respinge il futuro del mondo e degli Usa». Intanto gli Stati Uniti hanno deciso regole più dure per la concessione del visto d’ingresso nel Paese.
«Tengo fede al mio solenne impegno di proteggere l’America e quindi annuncio che gli Stati Uniti si ritireranno dall’Accordo di Parigi. Sono pronto però a negoziare una nuova intesa. Se riusciremo a farlo sarà una cosa grande, altrimenti andrà bene lo stesso». Alle 15, 30 circa Donald Trump strappa con il resto del mondo, azzerando da subito gli impegni ambientali sottoscritti dagli Usa, insieme con altri 194 Paesi, il 12 dicembre 2015. Si vedrà nelle prossime settimane, o forse mesi, se quella di ieri è stata una storica e traumatica frattura o se, invece, sarà possibile riaprire la trattativa di Parigi.
Il presidente americano ha sviluppato un ragionamento fitto di cifre e con il richiamo costante alle promesse fatte nel
Nuova intesa La promessa: «Sono pronto a negoziare una nuova intesa. Sarà una cosa grande»
corso della campagna elettorale. «I termini dell’Accordo comportano un grande svantaggio economico per gli Stati Uniti. Adesso è chiaro perché i leader degli altri Paesi applaudirono quando firmammo quell’intesa, erano euforici. Ma non permetteremo che altri Paesi ridano degli Stati Uniti. È un’intesa che punisce l’America: ha poco a che fare con il clima e più con i vantaggi economici ottenuti da altri alle spalle degli Stati Uniti». Trump ha fatto molti esempi, sostenendo che altre nazioni, in particolare Cina, India, in parte l’Europa, «potranno continuare a costruire impianti a carbone, mentre noi non potremmo più farlo». Conclusione: «Abbiamo bisogno di tutta l’energia possibile per crescere almeno del 3-4%, per mantenere negli Usa posti di lavoro e crearne altri, specialmente nel manifatturiero».
L’ex presidente Barack Obama è intervenuto in tempo reale: «Anche se questa amministrazione rifiuta il futuro, sono fiducioso che i nostri Stati, le nostre città e le nostre aziende si faranno avanti per indicare la strada e proteggere per le future generazioni il solo pianeta che abbiamo».
È un movimento già in atto. La mossa di Trump sta spaccando il Paese. Sindaci, come quello di New York, Bill de Blasio, stati come la California, le grandi aziende innovative della Silicon Valley, da Apple a Microsoft, le multinazionali delle energia, da Exxon a Bp, hanno già cominciato una rumorosa campagna pro-Parigi. Questione di giorni e tutto ciò si rovescerà tumultuosamente sul Congresso già abbastanza stordito. Trump ha detto: «Sono stato eletto dai cittadini di Pittsburgh non da Parigi», cioè dall’America profonda delle acciaierie, delle fabbriche, del carbone. Ma gli Stati Uniti sono un vasto e composito Paese,
con un’industria dell’energia rinnovabile in tumultuoso sviluppo.
Il presidente dovrà recuperare anche lo scontro con molti ministri, contrari alla decisione, come il Segretario di Stato Rex Tillerson. Ci saranno problemi anche nel clan famigliare: la figlia Ivanka ha provato a convincere il padre fino all’ultimo, ieri non si è fatta vedere nel Rose Garden.
E poi, naturalmente, gli equilibri internazionali. Il neo presidente francese Emmanuel Macron ha telefonato a Trump e gli ha detto che «non c’è nulla che possa essere cambiato nell’accordo di Parigi». Poi Macron ha sottoscritto una dichiarazione comune con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «Rammarico per la scelta degli Usa e ferma convinzione che la spinta generata a Parigi sia irreversibile e non possa essere rinegoziata».
Scontro interno Il segretario di Stato Tillerson e la figlia Ivanka erano contrari alla decisione