Etna, «catasto magico» e crocevia di leggende Qua inizia un altro Giro
Su quegli strappi domani lo Squalo farà cantare i pedali
«Empedocle saliva lentamente verso il cratere inferiore dell’Etna, meditando sull’immortalità individuale». La scrittrice e studiosa Maria Corti ricordava che è stato un poeta tedesco, Friedrich Hölderlin, a descrivere la solitudine mentale del filosofo che si arrampica per le balze del vulcano siculo scelto per l’esilio dopo la cacciata da Agrigento. L’Etna, per Maria Corti, è un mistero, un’opera di fantasia creativa, un «catasto magico». Empedocle vi trovò la musica dell’Aria divina che lo fece levitare verso il cielo: «come se un’anima cantasse dentro di lui». E chissà se un’anima misteriosa, domani, farà cantare i pedali del messinese Vincenzo Nibali, convinto com’è — l’ha detto qualche giorno fa — che «sull’Etna si decide mezzo Giro d’Italia».
Sono luoghi che nessuno, neanche l’avolese Paolo Tiralongo, può conoscere meglio di lui. Da parco a parco, dalle Madonie ai Nebrodi, partendo dal lungomare di Cefalù, sede del Museo Mandralisca (dal nome del barone filantropo ottocentesco) dove si trova il celebre e inquietante Ritratto dipinto da Antonello da Messina tra il 1460 e il 1470. Cefalù, Mandralisca, Antonello… È lo scenario umano, geografico e storico di uno dei maggiori romanzi italiani del secolo scorso, «Il sorriso dell’ignoto marinaio» di Vincenzo Consolo. Il quale da cinque anni riposa a Sant’Agata di Militello, laddove il Giro non arriva solo per pochi chilometri, dovendo svoltare all’interno e salire verso San Fratello per raggiungere Bronte, il paese del pistacchio e degli oscuri «fatti» risorgimentali, una delle pagine più cupe dell’epopea garibaldina, magistralmente raccontata da Carlo Levi ne «Le parole sono pietre». È lì, nella Ducea di Nelson, il feudo conquistato col sangue dall’ammiraglio inglese, che nel 1860 per ordine di Nino Bixio furono fucilati cinque rivoltosi dopo una parvenza di processo. Si incontrerà una toponomastica tra il noir e il fantasmatico: Portella Femmina Morta, Bosco dei Centorbi, Bosco Zingaro, Biancavilla… E poi ci sarà il Salto del Cane, terre di baratri e di tufi, boschi di castagno, ma anche lecci, pioppi tremuli, sorbi, roverelle, faggi, e ginestreti leopardiani sui pendii alti.
Il vecchio Tiralongo tirerà, negli strappi montuosi della sua isola, con negli occhi gli occhi del suo capitano Scarponi. Nibali tirerà perché sull’Etna potrebbe già conquistare mezzo Giro del centenario. Il Mongibello, del resto, come ricordava la Corti, è «archeologia dello spirito», materia prima di leggende ed epopee impensabili: greche, latine, cristiane, normanne, barocche… Crocevia di personaggi reali e mitologici, dalle Sirene ai Ciclopi, da re Artù alla Fata Morgana, santi, dèi, sovrani e ciclisti, da Bitossi (vincitore nel 1967) all’ultimo trionfatore (fasullo) Contador, che in quel 2011 sarebbe poi stato squalificato per doping.
Empedocle non andava in bicicletta e non si dopava. Alcuni sostengono che si è gettato dentro un cratere, stanco delle sue pene. Altri dicono che abbia continuato a riflettere sull’immortalità. Domani forse ci sarà anche lui al Rifugio della Sapienza.