«Voucher solo per lavori occasionali L’Ape? Non ci saranno rinvii»
Il consigliere economico di Palazzo Chigi: incontreremo le parti sociali
Il governo interverrà con un decreto legge per restringere l’uso dei voucher?
«Innanzitutto — risponde Marco Leonardi, economista della Statale di Milano e consigliere di Palazzo Chigi — nei prossimi giorni, con la regia del ministero del Lavoro, consulteremo sindacati e associazioni imprenditoriali, perché vogliamo arrivare a soluzioni condivise. Poi troveremo un veicolo, peraltro in Parlamento ci sono molti disegni di legge sui voucher. Il punto fermo è che vogliamo limitare i buoni al solo lavoro occasionale».
Come pensate di mettere d’accordo la Confindustria con la Cgil che ha promosso il referendum per cancellare i voucher?
«Sappiamo che la Cgil difficilmente si accontenterà, ma puntiamo su un ampio consenso, che scioglierebbe la tensione sul referendum. La nostra linea è chiara: abbiamo introdotto il jobs act per promuovere il lavoro stabile e quindi i voucher non possono coprire rapporti di lavoro che andrebbero regolati contrattualmente».
Quali le modifiche più importanti che proporrete?
«Oggi i voucher sono usati per circa un quarto dalle famiglie e per tre quarti dalle aziende. E su quest’ultima area che dobbiamo intervenire. Ci sono diversi modi. Si possono introdurre limiti temporali all’impiego di lavoratori retribuiti con i buoni, per esempio non più di 10 giorni. Si può stabilire che non si può pagare un lavoratore con i voucher se ha avuto un contratto con la stessa azienda. Si può rafforzare la tracciabilità, bloccando l’accesso ai voucher una volta raggiunti i limiti d’impiego».
Abbasserete il tetto dei 7mila euro l’anno per lavoratore e dei 2mila euro per committente?
«Il tetto dei 7mila euro può scendere, ma in realtà sono pochi i lavoratori che vi arrivano. Più efficace è la riduzione dei 2mila euro per committente o stabilire un limite annuo ai voucher che può utilizzare un’azienda».
In cambio della stretta cadranno i limiti d’età per il ricorso al lavoro a chiamata?
«Il senso dell’intervento deve essere chiaro ma parleremo anche di questo con le parti».
Sindacati e imprese attendono anche i Dpcm (decreti della presidenza del consiglio) per l’Ape, l’anticipo di pensione. Dovete emanarli entro il 2 marzo. C’è il rischio di un rinvio dell’operazione legato alla richiesta della commissione Ue di una manovra bis?
I numeri Sono 35 mila i lavoratori interessati alla pensione anticipata agevolata
«No. Rispetteremo i tempi dei Dpcm e l’Ape, come prevede la legge, partirà dal primo maggio 2017».
Quanti sono interessati?
«L’Ape agevolata sarà sperimentata per due anni: 20172018. I lavoratori che quest’anno hanno tra i 63 e i 66 anni e hanno i requisiti contributivi sono circa 300 mila. Di questi, circa 35 mila hanno i requisiti per l’Ape agevolata, l’assegno mensile fino a 1.500 euro a carico dello Stato. Nel 2018 scenderanno a 18-20 mila. C’è poi l’uscita anticipata (con 41 anni di contributi) per i lavoratori precoci, quelli che hanno cominciato da minorenni e che rientrano nelle stesse categorie dell’Ape agevolata: una misura strutturale che interesserà 25 mila persone all’anno».
Per l’Ape volontaria si teme un fiasco. Il Dpcm dovrà disciplinare procedure e limiti. Come funzionerà?
«L’Ape volontaria è un meccanismo molto flessibile e quindi appetibile. Chi la chiede, per esempio, potrà anche continuare a lavorare o passare a part time. La procedura sarà questa: il lavoratore che vorrà prendere l’anticipo di pensione, compiuti i 63 anni, dovrà farsi certificare dall’Inps il diritto alla pensione e poi presentare, sempre all’Inps, la domanda di anticipo sotto forma di finanziamento bancario, assistito dall’assicurazione in caso di premorienza».
Che vincoli ci saranno?
«Potrà chiedere l’Ape volontaria chi ha maturato una pensione, al netto della rata di rimborso, pari ad almeno 1,4 volte il minimo, 702 euro al mese. Si potrà chiedere un anticipo minimo di 150 euro al mese e massimo pari al 90% della pensione se per meno di un anno e del 75% se per più di 3 anni. Infine, le rate complessive, qualora la persona abbia altri debiti, non devono superare il 30% della pensione».
Bastano 300 milioni nel 2017 per l’Ape social?
«Ci sarà un monitoraggio. In caso di esaurimento dei fondi, le domande e la decorrenza della prestazione slitteranno al 2018».