Perizie sui titoli e prestiti, i ritardi delle Authority
Di fronte a vite rovinate da amministratori e organi di controllo incapaci e colpevoli c’è poco da dire. Però pochi ricordano che i cani abbaiavano mentre la rapina era in corso. Dai tanto vituperati cani da guardia del potere, i media (nello specifico la carta stampata), si era alzato l’allarme in tempi non sospetti. Il dissesto delle banche venete, il crac dei quattro istituti messi in risoluzione nel 2015 (Popolare Etruria, Banca Marche, Cassa Ferrara, Carichieti) hanno lasciato un deserto là dove c’erano miliardi di risparmi.
Le procure stanno lavorando ovunque. Una commissione d’inchiesta parlamentare con ampi poteri è invocata da più parti. Sono state avviate azioni di responsabilità contro gli ex vertici ritenuti colpevoli di malagestio. Sul piano dei rimborsi, le pratiche sono avviate. Veneto Banca e Popolare Vicenza hanno stanziato 600 milioni, pari al 15% del valore di carico, per 175 mila soci. Tanto? Poco? Materia complessa e scivolosa. C’è chi sostiene, come i Cinquestelle, che dovrebbe essere rimborsati al 100%.
Sarebbe utile a tutti, compresi sindaci, revisori, Consob e Bankitalia, andarsi a rileggere le inchieste degli anni passati, a partire da questo giornale, su Veneto Banca, Banca Marche, Popolare Vicenza, Cassa Ferrara ecc. Cari azionisti — era il messaggio — occhio che il prezzo dei titoli è fuori mercato; occhio che la banca autofinanzia i propri aumenti di capitale; occhio che le banche con un uomo solo al comando spesso hanno fatto una brutta fine (Fiorani e Berneschi docent); occhio che la realtà non è esattamente quella che vi raccontano in assemblea. Segnalazioni di cui avrebbero potuto far tesoro soprattutto le autorità di controllo e di tutela del risparmio.