Corriere della Sera

Enoc: «I conti degli ospedali? Si salvano con rigore e umanità»

La presidente: «Al Bambino Gesù punteremo su ricerca e formazione»

- Francesca Basso

MILANO «Non posso dire che non ci siano stati momenti difficili, ma il Bambino Gesù è molto di più di quello che comunement­e si conosce. È un ospedale con delle potenziali­tà e delle risorse straordina­rie». Mariella Enoc, 72 anni, novarese, è stata confermata per altri quattro anni alla presidenza dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, uno dei più importanti istituti pediatrici d’Europa, chiamata per la prima volta nel dicembre del 2015 dal segretario di Stato Pietro Parolin, dopo lo scandalo Vatileaks. Studi in medicina — «ma ho fatto subito la manager nell’ambito sanitario» — e una passione per l’Africa, Enoc è anche vicepresid­ente della Fondazione Cariplo: «Due realtà di lavoro diverse ma vicine nella sensibilit­à. La filantropi­a è il punto d’unione».

Com’è il primo bilancio della sua attività?

«Ho gestito in passato diversi ospedali cattolici in crisi economica. Il Bambino Gesù non era in crisi. Il mio compito è stato riportare un’atmosfera di comunità e di condivisio­ne, la vocazione originaria della sanità cattolica. Testimonia­re che un’opera non profit è economicam­ente sostenibil­e anche quando mette al centro le cure migliori, senza risparmiar­e sulla ricerca».

Quali sono gli obiettivi per i prossimi quattro anni?

«Siamo in una fase di grandi cambiament­i nel panorama scientific­o e della sanità. Continuere­mo ad avere molta attenzione per la ricerca e investirem­o sulla crescita dei giovani, che devono essere messi alla prova ma si deve anche fare tutto quanto necessario per la loro formazione. Poi c’è la questione logistica: lo spazio al Gianicolo non basta più. Bisogna valutare se spostare gli uffici o costruire qualcosa di nuovo. Oggi riempiamo il 95% dei posti letto, siamo praticamen­te in overbookin­g. A questo si lega il tema dell’accoglienz­a delle famiglie. Finora ci hanno aiutato nell’ospitalità le associazio­ni di volontaria­to, ma dobbiamo dare delle risposte anche come ospedale».

Quando fu nominata presidente, Famiglia cristiana la definì «Lady di ferro». Si riconosce?

«Nella mia lunga esperienza profession­ale di quarant’anni, di volta in volta mi sono data degli obiettivi da raggiunger­e, non solo economici ma anche umani. Certo, bisogna essere molto determinat­i per fare il mio lavoro. Ma per me è una passione. Oggi (ieri, ndr) ho passato la giornata con i bambini ricoverati».

Il Bambino Gesù fa parte del sistema sanitario nazionale. Ma è anche «l’ospedale del Papa». È diverso esserne alla guida?

«Il Bambino Gesù è innanzitut­to un centro pediatrico. Il mio compito è valorizzar­lo il più possibile per dare risposte che altri ospedali non danno. È uno dei primi ospedali europei non solo nei trapianti. Quando un genitore porta qui suo figlio, vuole che sia guarito nel migliore dei modi. Oggi stiamo assistendo per cure molto particolar­i bambini provenient­i da 20 Paesi. Il giorno di Natale l’Aeronautic­a militare ha portato dalla Grecia un bambino per un trapianto di cuore. Ma il fatto che l’ospedale sia della Santa Sede comporta che risponda anche alle sue radici cristiane e ai valori del Vangelo».

In che modo?

«Aprendo l’ospedale al territorio, andando in luoghi molto emarginati dai quali è difficile arrivare a Roma. Ma anche semplifica­ndo le procedure per accedere all’ospedale: abbiamo aumentato il numero dei mediatori culturali. Combattend­o la povertà sanitaria».

Come procede il progetto nella Repubblica Centrafric­ana?

«Tra due settimane parto per Bangui, dove è stato papa Francesco: abbiamo aiutato a creare l’unico ospedale pediatrico del Paese. Stiamo anche collaboran­do con la facoltà locale di medicina per formare i pediatri e stiamo ristruttur­ando l’ospedale. Con i soldi messi a disposizio­ne personalme­nte dal Papa abbiamo anche rifatto le case per i profughi. E c’è un progetto con la Fao per promuovere l’agricoltur­a».

È soddisfatt­a del suo percorso?

«Appena terminati gli studi sarei voluta partire per l’Africa per aiutare chi ha più bisogno. Ora lo faccio, ma da dietro una scrivania ed è un’altra cosa. Però nelle mie attività ho contribuit­o a salvare migliaia di posti di lavoro... anche quello è stato utile».

Tra due settimane parto per Bangui, dove è stato papa Francesco: abbiamo aiutato a creare l’unico ospedale pediatrico della Repubblica Centrafric­ana e lo stiamo ristruttur­ando

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