Quei timori di FiatChrysler, ma le azioni corrono Quotazione a un passo dai 10 euro. Atteso per lunedì l’annuncio di un impianto in Sud America
Nessuno, neppure i più ottimisti potevano prevedere un mese fa che il titolo di Fiat sarebbe salito a quasi 10 euro. Goldman Sachs, la banca d’affari da sempre vicina a Sergio Marchionne, ha inserito le azioni del gruppo italoamericano tra le sue preferite, dichiarando apertamente che la quotazione di Fca continua ad essere sottovalutata rispetto a quelle degli altri costruttori, in particolare degli altri due americani Ford e General Motors.
Sergio Marchionne ha davanti a sé due anni completi (dovrebbe — il condizionale con lui è d’obbligo — finire il suo mandato alla fine del 2018 e firmare il bilancio, per cui sino alla primavera del 2019 rimarrà in sella) per estinguere il debito (oltre 5 miliardi di dollari) che pesa sui conti della società e concludere il piano che ha presentato nel 2014. Gli obiettivi che si è posto devono trovare la loro conclusione, ma ciò non significa necessariamente, la fine della sua carriera. È concentrato sull’ottenimento di questi risultati (sta impegnando allo spasimo tutta la sua prima linea), non devono dimostrare la sua credibilità, ma permetteranno a Fca di guardare al futuro, oltre il tempo della sua guida.
La tensione all’interno rimane alta, la ricerca di un partner non è più tra le priorità ma forse è bene osservare l’approccio discreto che Marchionne sta realizzando con gruppi decisamente solidi.
La nuova cooperazione con Google che vede l’integrazione del suo sistema di connettività, attraverso la piattaforma Android, sui veicoli di Fca, è un altro passo avanti verso un’alleanza che un domani potrebbe avere un nome concreto (nel maggio dello scorso anno Google ha acquistato 100 Pacifica per sperimentare il suo veicolo elettrico a guida autonoma).
Lunedì Marchionne parlerà in occasione della giornata stampa al salone di Detroit, su cui aleggia la presenza del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
La Compass, il nuovo suv di Jeep, verrà costruita nello stabilimento di Toluca, in Messico, per essere esportata in tutto il mondo, anche in Italia, dalla seconda parte del 2017. Il vecchio modello veniva assemblato nella fabbrica di Belvidere, in Illinois, dove ora si produce la Jeep Cherokee. Questo annuncio, che verrà formalizzato la settimana prossima, proprio durante il salone del Michigan, potrà scatenare le reazioni di Trump che sta portando avanti una politica di protezionismo, tanto da coinvolgere non solo le case statunitensi. E avrà come conseguenza un aumento dei prezzi e una minore scelta per i consumatori, in particolare proprio per gli americani.
Il sito di Toluca, ereditato da Fiat con l’acquisizione di Chrysler, ha contribuito a creare un benessere sconosciuto in quell’area: solo nel 2015 è stato aperto un nuovo centro di distribuzione ricambi in cui Fca ha investito 13 milioni di dollari. Trump forse dovrà rivedere le sue posizioni così rigide (anche altre aziende automobilistiche come Volkswagen hanno impianti nel Paese sud americano), anche perché c’è il rischio di compromettere i flussi commerciali e gli scambi tra Messico e Usa.