Perché siamo più generosi
La Grande Crisi non ha azzerato la spinta alla solidarietà degli italiani. Anzi, nel 2015 in base agli ultimi dati disponibili, le donazioni hanno raggiunto la quota di 4,5 miliardi. Niente di paragonabile alle cifre di paesi con forti tradizioni filantropiche come Stati Uniti e Inghilterra ma davanti alla media pro-capite della Germania. I dati sulle donazioni vengono fuori da Giving Italy, il rapporto sul non profit appena pubblicato dal settimanale Vita che ha incrociato le rilevazioni dell’Istat, dell’Istituto Italiano della Donazione con i monitoraggi della Doxa e di Gfk-Eurisko.
«Si parla molto di populismo e indignazione come fenomeni che incarnano lo spirito del tempo — commenta il direttore Riccardo Bonacina —. Personalmente credo che anche la solidarietà rappresenti una tendenza forte, la vedo come un’alternativa al rancore. Una proposta di dignità e di antropologia positiva». Per l’economista Stefano Zamagni è successo qualcosa di ancora più strategico: «La cultura del dono ha saputo tornare centrale nonostante sia sotto attacco da un duplice fronte, quello dei neoliberisti e quello dei neostatalisti».
Mettendo per un momento da parte il dibattito culturale è interessante osservare però come il popolo dei donatori sia cambiato negli anni della recessione e si sia trasformato nella composizione e negli strumenti che usa. I 4,5 miliardi raccolti sono salutati con grande entusiasmo perché negli anni precedenti, e segnatamente nel 2012 «annus horribilis», si era registrato un preoccupante ristagno. La svolta è datata 2014 e l’anno successivo l’ha confermata. Grazie però ai grandi filantropi, quelli che detengono un patrimonio superiore al milione di euro, che con i loro lasciti hanno compensato la diminuzione di circa il 2% del numero dei piccoli donatori. Non sono tutte rose, quindi.
Spulciando tra le cifre si vedono aumentare le donazioni informali come le offerte in contanti a beneficio di chiese e le collette tra amici e colleghi. Questo «universo della bontà dal basso» — come lo chiama Bonacina — ha coinvolto nel L’87 per cento ha donato almeno una volta e uno su cinque ha usato proprio il web
2015 il 30% degli italiani sopra i 15 anni, salito al 35% secondo i primi dati del 2016. In sostanza i donatori hanno iniziato a diversificare i beneficiari scegliendo di sostenere non solo le Onlus strutturate ma anche soggetti plurimi e transitori. I piccoli filantropi preferiscono finanziare obiettivi concreti e verificabili. Una dimostrazione