Banche, il governo pronto a chiedere 15 miliardi
In settimana esecutivo in Parlamento per l’ok ad aumentare il debito pubblico. Mps, la caccia agli obbligazionisti
Messo a punto il decreto per l’eventuale intervento nelle banche in difficoltà, il governo si prepara a stanziare i fondi necessari. Nei prossimi giorni l’esecutivo dovrebbe infatti chiedere al Parlamento l’autorizzazione ad aumentare il debito pubblico fino a un importo massimo di 15 miliardi di euro, la provvista per finanziare, qualora servissero, cosa che ovviamente nessuno a Palazzo Chigi si augura, gli aumenti di capitale preventivi delle banche.
Il maxi-fondo, una sorta di Atlante pubblico, sarebbe così pronto a tamponare il possibile insuccesso delle ricapitalizzazioni bancarie, prima tra tutte quella per 5 miliardi di euro del Monte dei Paschi, che si apre domani per chiudersi venerdì. Potrebbe essere utile anche per gli aumenti di capitale che dovessero essere deliberati per il riequilibrio patrimoniale delle banche più deboli, dalle popolari venete alla Carige, e servire ad altri interventi, come un possibile rimborso ai piccoli obbligazionisti che fossero stati indotti ad un acquisto incauto.
Se a determinare l’eventuale intervento pubblico in Monte Paschi sarà il gradimento del mercato per la ricapitalizzazione, i tempi saranno dettati dalle sue scadenze. La prima è mercoledì, quando si esauriranno termini per la conversione in azioni delle obbligazioni subordinate, anche quelle dei 42 mila piccoli investitori. L’operazione, contestata dai Adusbef e Federconsumatori che hanno denunciato la Consob per il via libera, vede impegnata allo spasimo tutta la struttura della banca. Ieri, per agevolarla, sono rimasti aperti circa 200 sportelli. I piccoli investitori vengono contattati dal personale delle filiali, ma anche dagli operatori di un call center appositamente messo in campo. Detengono titoli per un valore di 2 miliardi, di cui ci aspetta la conversione per 1,5 miliardi. Alcuni fondi avrebbero già assicurato la conversione delle obbligazioni “Fresh” per 220 milioni.
Con il miliardo già raccolto con l’operazione precedente, la trasformazione delle obbligazioni potrebbe coprire circa metà dell’aumento di capitale necessario. Nello stesso tempo il governo monitorerà le preadesioni alla sottoscrizione delle azioni di nuova emissione, destinate per il 65% agli investitori istituzionali, tra i quali
Sportelli aperti Aperti 200 sportelli e un call center della banca per contattare i piccoli investitori
un ruolo chiave sarà giocato dal Qia, il fondo sovrano del Qatar che aveva ipotizzato di investire un miliardo di euro, e per il resto al mercato al dettaglio, con il 30% in prelazione agli attuali azionisti. Giovedì potrebbe dunque essere il giorno decisivo, per il governo, per decidere il possibile intervento nella banca senese. Se la conversione delle obbligazioni dei piccoli investitori non andasse a buon fine, o i grandi investitori istituzionali non manifestassero l’interesse atteso, scatterebbe la ricapitalizzazione preventiva, secondo le regole della direttiva Ue che prevede la condivisione degli oneri con azionisti e obbligazionisti. L’operazione precauzionale non rientra nella fattispecie degli aiuti di Stato, perché riguarderebbe una banca ancora solvibile, anche se con mezzi patrimoniali inadeguati evidenziati dagli “stress test” della Bce, come quelli del luglio scorso che hanno fatto accendere la spia rossa sul Monte Paschi. Il meccanismo, previsto dalla direttiva Ue sul salvataggio delle banche, presuppone il sacrificio parziale degli azionisti, con la diluizione del capitale, e degli obbligazionisti subordinati cui sarebbe imposta la conversione in azioni (a prezzi più bassi dell’operazioni volontaria appena lanciata). E non esclude un successivo rimborso ai piccoli investitori che posseggono questi titoli, nel caso fossero stati ingannati nel loro acquisto.