Il senso di Disney per la città del futuro
Mezzo secolo fa moriva il grande creativo. Che progettò nuovi modi di vivere e viaggiare
Una delle «autostrade» immaginate da Disney, una specie di fusione tra l’auto e le case, dove le cose si alimentano a vicenda voi, come vi ricordate di Walt Disney? Chi ha i capelli molto bianchi riandrà ai primi Topolino, che sopravvissero (per un po’) ai divieti del MinCulPop e furono beniamini di Balilla e Piccole Italiane. O magari all’arrivo in Italia di Biancaneve, l’8 dicembre del 1938. O a quello di Fantasia, a guerra appena conclusa.
Per altri, comunque già nonni, ci sono i film degli Anni 50 e 60, l’epopea del Topolino Mondadori, i libri e i classici. In tempi di turismo di massa, i viaggi a Disneyland, le avventure di Paperinik, persino l’ultimo episodio di Guerre Stellari — che anche se non c’entra nulla con Walt — si appresta sembrano sul tavolo. Mentre le immense periferie e i settanta milioni di automobili in circolazione sono l’unica opzione. L’autostrada del futuro, raccontata a cartoni animati, contiene qualche verità e molto humor. L’auto autonoma sembra a portata di mano, come l’elisoccorso, le telecamere retrovisori e la proiezione sul parabrezza. Nel delirio autostradale si arriva persino a In film e disegni inventò il box che lava l’auto da solo, ponti e tunnel che si costruiscono da sé osannare carreggiate appese al Grand Canyon o all’ombra dei templi greci (a Segesta noi ci siamo riusciti). Meno serie, ma non meno godibili, le corsie separate per «lui» e per «lei», il box che lava e asciuga la macchina da solo, ponti e tunnel che si autocostruiscono. Pochi anni dopo Magic Highway Disney si sarebbe tuffato in un progetto ancora più ambizioso, la città ideale di Epcot, in Florida.
Lì ventimila fortunati avrebbero potuto vivere in un cantiere del futuro in perpetuo aggiornamento, vetrina della ricerca e della creatività. Anche questo è narrato in un film, girato solo due mesi prima della scomparsa di Walt. Il master-plan a raggiera, già meraviglioso su carta, prevedeva questa volta le auto limitate sottoterra, un sistema di monorotaie e una fitta rete di vagoncini automatici per i piccoli spostamenti. Qualcosa che in prototipo esisteva già Lungimirante In alto, Walt Disney in una foto del 1958, quando faceva previsioni sul futuro dei trasporti nella Disneyland californiana. Il progetto avrebbe necessitato di grandi partecipazioni e investimenti dalle Corporation.
L’improvvisa malattia e la morte di Disney, il 15 dicembre del 1966, resero difficile, anche ai più visionari, immaginare una strada fattibile. Solo nel 1971, tra gli acquitrini della Florida, avrebbero visto la luce The Magic Kingdom, poi Disney World e infine Epcot Center: un nuovo parco tematico sul futuro della tecnologia che, almeno nelle intenzioni, riprende in piccolo il più grande sogno di Walt Disney, ed è visitato, ogni anno, da dieci milioni di persone.