QUELL’INCROCIO PERICOLOSO NEL DISORDINE NON GARANTISTA
Un ingorgo di richieste, un incrocio pericoloso tra perentorie ingiunzioni alle dimissioni, stentorei proclami a favore del restare, trovate mediane o eccentriche, tra sospensioni e autosospensioni. Il duplice colpo mediatico-giudiziario che ha azzoppato le giunte di Roma e di Milano, pur mettendo insieme storie diversissime tra di loro, ha acceso una febbre insana tra forze politiche che hanno una nozione molto approssimativa del garantismo e delle regole dello Stato di diritto. Molto approssimativa e anche, se si può dire, molto strumentale. Per cui nelle stesse ore si sentono i Cinque Stelle che implorano la permanenza, per carità, di Virginia Raggi, ma chiedono le dimissioni del sindaco Sala, nel frattempo scopritore dell’inedita e spiazzante formula dell’autosospensione. E poi, simultaneamente, quelli del Pd vogliono che Beppe Sala non si debba dimettere, e tuttavia pensano che si debba dimettere Virginia Raggi, e non per l’inchiesta della magistratura, per carità, ma per il senso dell’opportunità. E quindi richiesta a specchio, dimissioni dell’altro contro permanenza del proprio, e viceversa. Poi però, arrivano i colpi a sorpresa, come se le vecchie geometrie della logica fossero saltate tutte per cui Matteo Salvini, contrariamente a ogni previsione, chiede le dimissioni della Raggi ma le non dimissioni di Sala. E quindi la dimissione incrociata si trasforma nella dimissione unidirezionale, ma nella direzione che non ti saresti mai aspettato. E visto che non ci possiamo mai far mancare alcunché, nel giorno delle dimissioni invocate, respinte, avanzate, sul fronte delle giunte di Roma e di Milano, qualcuno vuole le dimissioni della neoministra dell’Istruzione Fedeli per una controversa faccenda di lauree e di diplomi di maturità. Grande è il disordine (non garantista) sotto il cielo.