Corriere della Sera

Regali di Natale: attenti alle sorprese possono fare male

Cercare l’effetto «wow» per i regali di Natale è molto rischioso: alcuni consigli psicologic­i per scegliere nel modo migliore

- Anna Meldolesi

Regali troppo piccoli, troppo pretenzios­i, troppo personali, troppo anonimi. Ogni tanto anche regali azzeccati. Quanto sia bello e complicato il rito dei doni ce lo ricorda anche il cinema. C’è la voce incrinata di John Cusack che confida la propria delusione: «Io le ho dato il mio cuore e lei mi ha dato una penna» (il film è «Non per soldi... ma per amore»). Per non parlare di Titanic: la freddezza con cui Rose riceve quell’enorme diamante gelerebbe le speranze di qualsiasi innamorato. Per fortuna c’è la gioia di Harry Potter nel primo episodio della saga, quando scopre sotto l’albero il pacco con il mantello che rende invisibili.

La settimana che precede il Natale ci coglie in corsa per gli ultimi acquisti, alle prese con budget limitati, a caccia di idee. Secondo Confcommer­cio stiamo spendendo in regali come l’anno scorso (164 euro a testa), la voglia di farli però è in calo. Solo 48 italiani su cento ritengono che si

Il tempo Quello impiegato a cercare i cadeaux non incide sul piacere che prova il destinatar­io I soldi Magari chi regala punta al top della gamma e chi riceve vorrebbe qualcosa di semplice La confezione Né sciatta (comunica disinteres­se) né sontuosa per doni che invece sono modesti

tratti di una spesa piacevole, l’anno scorso erano 52. I numeri dicono che Babbo Natale comincia a stufarsi di tablet e telefoni, ma ha scoperto la comodità dell’ecommerce e sta riempiendo il suo sacco di giocattoli, vestiti, libri e, soprattutt­o, generi alimentari. Scartandol­i resteremo soddisfatt­i? I regali materiali hanno buone probabilit­à di essere apprezzati, sostengono gli psicologi, anche se non esistono regole certe per un cadeau perfetto. C’è invece un errore ricorrente che potremmo correggere: quando scegliamo cosa acquistare, il nostro primo pensiero va alla reazione a caldo del destinatar­io. Forse non ce ne rendiamo conto, ma barattiamo il dono con un sorriso. Chi dà è concentrat­o sull’emozione dello scambio, invece chi riceve valuterà la piacevolez­za e l’utilità del regalo in base all’uso che potrà farne nel medio periodo. Lo sfasamento dei tempi è un punto dolente anche durante il resto dell’anno: chi dona fiori, ad esempio, preferisce le rose già aperte, chi li riceve predilige i boccioli che si apriranno pian piano.

Queste discrepanz­e sono il primo motore delle delusioni del gift-giving, secondo un articolo pubblicato sulla rivista Psychologi­cal Science, che ha passato in rassegna la letteratur­a scientific­a sull’argomento. Magari siamo animati dalle migliori intenzioni, pensiamo che l’effetto wow renderà più felici amici e parenti. Ma cercando di interpreta­re il ruolo dei gift-giver ideali, a volte finiamo per relegare le preferenze degli altri in secondo piano. Il rischio di strafare è più alto quando sappiamo che il nostro pacco non sarà scartato in privato. La platea chiama lo spettacolo. Se qualcuno regalasse un viaggio in Alaska a un destinatar­io di cui non è nota la passione per l’avventura, ad esempio, sarebbe un caso di esibizioni­smo conclamato. Ma la trappola dell’effetto sorpresa si riconosce anche in piccoli peccati veniali che tutti abbiamo commesso, come incartare separatame­nte le diverse parti di uno stesso regalo. Supponiamo di aver comprato un lettore per ebook, quanti farebbero pacchetti separati per la custodia e il caricabatt­erie, e quanti opterebber­o per un unico pacco? La virtù sta nel mezzo anche quando si parla di fiocchi e decori: una confezione sciatta comunica disinteres­se, ma una veste sontuosa per un dono modesto genera aspettativ­e che verranno tradite.

La lista dei consigli scientific­amente testati continua. Esaudire una richiesta esplicita o scegliere una gift-card può essere frustrante per lo spirito del giver, ma per il ricevente è un segnale di attenzione. Il tempo impiegato a cercare un regalo non incide sulla soddisfazi­one del destinatar­io, e nemmeno il suo valore economico è un buon indicatore predittivo. Magari chi regala punta al top della gamma, mentre chi riceve vorrebbe qualcosa di semplice e pratico. E se invece di una cosa regaliamo un’emozione? La risposta è: dipende. Un fine settimana alle terme o dei biglietti per un concerto saranno assai graditi se conosciamo i gusti di chi dovrà recarcisi. L’americano Joel Waldfogel, autore di un libro sull’inefficien­za economica del Natale, ha calcolato che lo spreco dovuto ai regali poco graditi si aggira sui 25 miliardi di dollari l’anno in tutto il mondo. Se nonostante tutto siete ancora tentati da acquisti avventati, non resta che rievocare, come monito, il peggior regalo della storia del cinema. Il mostriciat­tolo di Gremlins sembrava carino finché la commedia non è sfumata nell’horror. Mille volte meglio un banale maglione. Persino quello con la renna indossato da Mark Darcy davanti a Bridget Jones al party di Natale.

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