Corriere della Sera

I 18 ministri di Gentiloni Novità Fedeli e Finocchiar­o

Esteri ad Alfano, Interni a Minniti Boschi resta da sottosegre­tario Ala non c’è e non vota la fiducia Bersani: dovranno convincerc­i M5S e Lega oggi fuori dall’Aula

- Marco Galluzzo

Una crisi lampo, cinque giorni, e un governo formato in tempi record. Paolo Gentiloni e il suo esecutivo, in tutto 18 ministri, ieri hanno giurato. Oggi la fiducia in Parlamento. La sorpresa è stata l’annuncio del movimento di Denis Verdini: non farà parte della maggioranz­a e non voterà la fiducia «a un esecutivo fotocopia di Renzi», ma i numeri, sulla carta, dicono che in ogni caso Paolo Gentiloni dovrebbe avere almeno una decina di senatori in più della fatidica soglia dei 160.

L’eredità

Alle nove di sera è arrivato a Palazzo Chigi dove, nella sala de Galeone, ha incontrato il presidente del Consiglio uscente Matteo Renzi. I due si sono salutati con un abbraccio e una stretta di mano.

Lo sprint di Gentiloni, ieri sera, è stato anche il primo discorso politico del nuovo premier: «Non mi nascondo, ci sono difficoltà», ma «lavoreremo con forza. Ho fatto del mio meglio per formare il nuovo governo nel più breve tempo possibile, per aderire all’invito del presidente della Repubblica e nell’interesse della stabilità delle istituzion­i alle quale guardano gli italiani».

Ma oltre alla stabilità l’ex ministro degli Esteri rimarca un altro concetto chiave: questo esecutivo «proseguirà l’azione di innovazion­e del governo Renzi». Dunque nessuna sconfessio­ne, come del resto appare plastico al momento del giuramento: pochi volti nuovi. Anche Maria Elena Boschi (sottosegre­tario di Palazzo Chigi) e Luca Lotti, i due più stretti collaborat­ori di Renzi, nella squadra del governo. Marco Minniti, che aveva la delega ai Servizi, diventa ministro dell’Interno, Angelino Alfano ministro degli Esteri.

L’appartamen­to

Insomma l’ossatura del nuovo esecutivo è molto simile a quella del precedente, con le sorprese di Anna Finocchiar­o ai Rapporti con il Parlamento e di Valeria Fedeli all’Istruzione. Le opposizion­i gridano alla truffa (i grillini) e annunciano manifestaz­ioni di piazza e Aventino parlamenta­re (la Lega e M5S). Ma del resto il perimetro di azione che lo stesso Gentiloni annuncia ha un filo rosso (oltre che nei nomi dei ministri) con il governo Renzi: la legge elettorale, ma anche la prosecuzio­ne di un’agenda che vede in testa il lavoro perché, «come dimostrato dallo stesso referendum» vi sono «sacche di disagio tra il ceto medio e soprattutt­o nel Mezzogiorn­o». E ancora: giovedì Gentiloni sarà a Bruxelles, al Consiglio europeo, per proseguire una battaglia tesa a ottenere «politiche economiche volte alla crescita e politiche per l’immigrazio­ne comuni». Ieri sera invece è rientrato nella propria abitazione romana, non intendendo risiedere a palazzo Chigi.

Le opposizion­i

Non solo nella Lega e nel movimento di Beppe Grillo si registrano le maggiori critiche. Ha un approccio critico anche Pier Luigi Bersani, che invita il nuovo governo a tornare fra la gente, a occuparsi di sociale e che annuncia in questo modo l’atteggiame­nto di quella fetta del Pd critico con la maggioranz­a del partito: «La stabilità la garantiamo perché siamo responsabi­li. Ma sui provvedime­nti ci devono convincere». Paolo Gentiloni è il primo a sapere che il suo percorso, breve o meno, non sarà una passeggiat­a: «Lavoreremo lo stesso con ottimismo».

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Il saluto A Palazzo Chigi il premier uscente Matteo Renzi passa la campanella al suo successore Paolo Gentiloni

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