«Quando sento Berlusconi la prima cosa che mi chiede è: chi sono i due attaccanti? E io gli rispondo: quindi non possiamo giocare a tre?»
Quanto si basa sui numeri per fare il suo mestiere e quanto sulle sue impressioni?
«I numeri li studio, ma vanno interpretati».
E quanto invece pensa al suo passato da calciatore? Come reagiva a una sostituzione considerata ingiusta?
«Da giocatore non ero semplice da gestire. Sfortunatamente non mi è ancora capitato un giocatore che reagisce male alla sostituzione, credo saprei rispondergli».
Giusto lasciar fuori Pellè dalla Nazionale?
«Credo che per commentare si debba sapere anche la parte privata».
I giocatori di oggi sono meno educati?
«No, rispecchiano la società. Sono più curiosi, più preparati, più interessati, ma hanno meno pazienza e meno voglia di sacrificarsi».
È un allenatore che dà spiegazioni a chi non gioca?
«I giocatori sanno che se le vogliono le hanno. Quando ho escluso Bacca le avevo date. Lui l’aveva presa male infatti si è visto in campo».
Chi vorrebbe in squadra tra i compagni con cui ha giocato?
«Da giocatore il massimo erano Mancini e Totti perché mi facevano segnare, soprattutto Roberto. Ma da allenatore vorrei Veron».
Cosa le dice più spesso il presidente Berlusconi?
«La prima domanda è: chi sono i due attaccanti? Io gli rispondo: quindi non possiamo giocare a tre?».
Da allenatore si sente mai solo?
Raiola fa il suo mestiere ma blindare Donnarumma è di certo una priorità della nuova società Da giocatore il massimo erano Mancini e Totti, mi facevano segnare Da tecnico vorrei Veron
«Io amo la solitudine, godo della solitudine».