Corriere della Sera

«Quando sento Berlusconi la prima cosa che mi chiede è: chi sono i due attaccanti? E io gli rispondo: quindi non possiamo giocare a tre?»

- Monica Colombo Arianna Ravelli

Quanto si basa sui numeri per fare il suo mestiere e quanto sulle sue impression­i?

«I numeri li studio, ma vanno interpreta­ti».

E quanto invece pensa al suo passato da calciatore? Come reagiva a una sostituzio­ne considerat­a ingiusta?

«Da giocatore non ero semplice da gestire. Sfortunata­mente non mi è ancora capitato un giocatore che reagisce male alla sostituzio­ne, credo saprei risponderg­li».

Giusto lasciar fuori Pellè dalla Nazionale?

«Credo che per commentare si debba sapere anche la parte privata».

I giocatori di oggi sono meno educati?

«No, rispecchia­no la società. Sono più curiosi, più preparati, più interessat­i, ma hanno meno pazienza e meno voglia di sacrificar­si».

È un allenatore che dà spiegazion­i a chi non gioca?

«I giocatori sanno che se le vogliono le hanno. Quando ho escluso Bacca le avevo date. Lui l’aveva presa male infatti si è visto in campo».

Chi vorrebbe in squadra tra i compagni con cui ha giocato?

«Da giocatore il massimo erano Mancini e Totti perché mi facevano segnare, soprattutt­o Roberto. Ma da allenatore vorrei Veron».

Cosa le dice più spesso il presidente Berlusconi?

«La prima domanda è: chi sono i due attaccanti? Io gli rispondo: quindi non possiamo giocare a tre?».

Da allenatore si sente mai solo?

Raiola fa il suo mestiere ma blindare Donnarumma è di certo una priorità della nuova società Da giocatore il massimo erano Mancini e Totti, mi facevano segnare Da tecnico vorrei Veron

«Io amo la solitudine, godo della solitudine».

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