Milano, ai giudici un pezzo di Fiera spa L’Antimafia fa commissariare il ramo d’azienda che cura i rapporti con Nolostand: vale il 17% del fatturato
Il 17% dell’intero fatturato di Fiera Milano spa, 55 milioni su 337, e il 61% dei redditi complessivi pre imposte (5,1 milioni su 8,4) provenienti dalla società controllata Nolostand, sono da ieri amministrati dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano su richiesta della Procura distrettuale antimafia.
Non è infatti bastata in luglio l’amministrazione giudiziaria di Nolostand (società
Sei anni a Salvatore Ligresti. Cinque anni e otto mesi alla figlia Jonella. La sentenza di primo grado per falso in bilancio e aggiottaggio è stata pronunciata ieri dai magistrati del Tribunale di Torino, ed è l’ultimo atto di una vicenda esplosa nel 2013 e che aveva portato agli arresti il patron di Fonsai, le due figlie e manager di primo piano della compagnia. Le manette le evitò solo Paolo Ligresti, figlio di Salvatore, perché cittadino svizzero. Il manager fu poi prosciolto, mentre la sorella Giulia patteggiò 2 anni e otto mesi. Padre e figlia, 84 e 49 anni, dovranno pagare anche una multa di due milioni e mezzo. Gli avvocati difensori Gianluigi Tizzoni e Lucio Lucia hanno già annunciato ricorso.
L’inchiesta, che era stata coordinata il basso” le responsabilità in un’ottica di minimizzazione del danno», ad esempio con un «provvedimento di facciata» quale da una intercettazione sembrerebbe la sospensione dell’amministratore di Nolostand, Enrico Mantica.
In più ieri sera sei perquisizioni (a funzionari o ex dipendenti o consulenti di Nolostand) svelano che sia l’arrestato Nastasi sia due altri testi affermano che spesso i fornitori dovevano pagare tangenti del 10% sul valore delle commesse per poterle ottenere: tanto che i pm ipotizzano i reati di «associazione a delinquere» e «corruzione privata» (visto che l’universo Fiera non è soggetto di diritto pubblico).
I pm avevano chiesto al Tribunale il commissariamento dell’intera Fiera Milano spa, ma i giudici di prevenzione Roia-Tallarida-Pontani, «per perimetrare l’area di criticità» e modulare la risposta giudiziaria senza che assumesse «un carattere repressivo contrastante la finalità di prevenzione e di (ri)costruzione di una sana imprenditorialità», hanno disposto per 6 mesi l’amministrazione giudiziaria di Fiera Milano spa limitatamente ai suoi rapporti con Nolostand, alla quale fornisce servizi centralizzati di amministrazione, finanza, tesoreria e informatica, contratti di comodato, consolidato fiscale di gruppo, gestione risorse umane, approvvigionamenti. Affiancato all’organo di gestione dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi, aveva avuto origine da due segnalazioni ricevute dalla Consob e dall’Isvap (oggi Ivass), sulla «sottovalutazione dei sinistri e l’inopportunità di alcune operazioni volte a drenare risorse dalla società alla famiglia ».
La Procura aveva definito tardivo l’intervento dell’Isvap sulle anomalie emerse nel bilancio 2010 di Fondiaria Sai, individuando un sistema di gestione «piegato agli interessi della famiglia» che, fino al 2009, aveva incassato dividendi per 253 milioni di euro. Il bilancio incriminato, per la magistratura, era quello del 2010, con il «buco», nella riserva dei sinistri di circa 600 milioni. «Da qui — avevano spiegato i pm — il reato di falso in bilancio, con grave danno provocato, di Fiera Milano spa, l’amministratore giudiziario Piero Capitini avrà poteri di controfirma sulle spese sopra i 10.000 euro, e aiuterà i vertici ad adottare modelli aziendali «idonei a prevenire infiltrazioni di illegalità come quelle accertate soprattutto nel settore dell’approvvigionamento».
Nella ricostruzione accusatoria delle «gravi carenze documentali» che già avrebbero dovuto «giustificare l’esclusione dalla gara del Consorzio Dominus», l’iniziale «(grave) disattenzione da parte della commissione giudicatrice di Fiera Milano spa» diventa «doloso atteggiamento di consapevole e smaccato favoritismo» delle imprese di Nastasi «da parte di varie componenti ad almeno 12mila risparmiatori, con una perdita di valore del titolo per circa 300 milioni e la manipolazione di mercato».
Il procedimento, poi diviso in diversi filoni, è giunto alla conclusione con il sostanziale riconoscimento delle accuse. Condanne anche per l’ex amministratore delegato Fausto Marchionni (5 anni e tre mesi) e per l’ex revisore Riccardo Ottaviani (2 anni e 6 mesi). Assolti l’ex vicepresidente Antonio Talarico e Virgilio Ambrogio, revisore dei conti. I Ligresti e Fausto Marchionni sono stati condannati anche all’interdizione dai pubblici uffici e il tribunale ha disposto che restino sotto sequestro i 10 milioni già bloccati durante le indagini. del gruppo Fiera» in ogni fase: prima «in sede di assegnazione» con l’equivalente nel privato di una turbativa d’asta, poi nella «esecuzione contrattuale (oltre 7 milioni corrisposti a Nastasi e Pace senza contratto)», quindi «in sede di rinnovo contrattuale (controlli carenti e di carattere burocratico)», e infine «di comunicazioni antimafia completamente omesse» alla Prefettura.
Tra i motivi del commissariamento
Corruzione
Ieri sei perquisizioni per «corruzione privata» e per «associazione a delinquere»