Il rombo delle Harley-Davidson in una miniserie didascalica

Vogliamo parlare del rombo delle Harley-Davidson, di quel suono unico che si percepisce anche da lontano? Io non ne so nulla, ma come sarà successo a molti di voi, ho un amico che ogni volta mi spiega come il rumore sia parte integrante di quell’esperienza, un rumore sincopato che viene da lontano (gli americani dicono che suona come la ripetizione della parola «potato»), quasi fosse un battito cardiaco.

Ebbene chi vuol conoscere l’origine di questo amore motociclistico sfrenato non può perdersi «Harley and The Davidsons», la miniserie di Ciaran Donnelly e Stephen Kay dedicata alla leggendaria storia di Bill Harley e i fratelli Walter e Arthur Davidsons (DMax, canale 52 del DTT, tre serate, ore 21.10).

È una storia raccontata in maniera semplice, quasi didascalica, è la storia di tre pionieri che mettono in gioco il loro patrimonio per lanciare la nuova impresa. Nei primi anni del XX secolo a Milwaukee, in un’America ancora sospesa tra le opportunità dell’epoca moderna e le regole spietate del vecchio West, i fratelli Arthur e Bill Davidson e il loro migliore amico Bill Harley iniziano a lottare per dotare le biciclette di un motore, secondo la retorica tipica del «sogno americano». L’avversario da battere si chiama Indian Motorcycles.

A introdurre gli episodi, c’è un noto estimatore delle Harley, l’ex 883 Max Pezzali: «Racconto l’atmosfera di quei tempi e cerco di mettere il telespettatore nel mood giusto. Quello che vedrete è la storia del sogno che ha cambiato la vita di milioni di appassionati. Ovviamente racconto anche le origini della mia passione, una presenza che ha accompagnato tutta la mia vita e chissà, magari accompagnerà la vita di mio figlio. Una Harley gliel’ho già comprata e targata e messa lì. È una XLCR1000, una “caffè racer” del 1977 che ha avuto un destino piuttosto strano e mi piace che un domani possa usarla lui». Potato-potato-potato…