«Film borghese». E Mosca cambiò i dialoghi di Hitchcock
Ci sono i film e ci sono i loro «avatar». E quando i primi sono dati per dispersi, ecco che le «copie» doppiate in altre lingue diventano reperti preziosissimi, anche se il caso — o la volontà — trasformano questi film in qualcosa di completamente diverso.
Ne abbiamo avuta una prova alle Giornate del cinema muto di Pordenone dove ieri è stato proiettato Three Live Ghosts (Tre fantasmi viventi, 1922) di George Fitzmaurice, uno dei primissimi lavori dell’aspirante regista Alfred Hitchcock, incaricato di disegnare le didascalie. Un film che sembrava perso fino a che l’anno scorso non se n’è trovata una coppia con didascalie russe a Mosca. Ma completamente diversa dall’originale perché la censura sovietica giudicava il film inglese inadatto allo spirito rivoluzionario e lo modificò radicalmente.
Così com’era stato immaginato (e com’era la pièce da cui prendeva spunto), il film raccontava il ritorno a Londra di tre soldati fuggiti da un campo di prigionia tedesco: un proletario inglese, un volontario americano e un nobile inglese, questo rimasto senza memoria per l’esplosione di una bomba. Il primo iniziava a lottare con la burocrazia per farsi riconoscere i suoi diritti, il secondo scopriva che l’accusa di Bianco e nero Una scena di «Three Live Ghosts» (foto Paramount Pictures/Photofest) omicidio che gli pendeva sulla testa era stata annullata (con relativo arrivo della fidanzata) e il terzo ritrovava la memoria e tornava nella sua principesca magione. Tutto troppo borghese per la censura sovietica, che scriveva testualmente: «Il film è estremamente nocivo e ha una posizione inaccettabile sulle conseguenze della prima guerra mondiale, oltre a promuove l’amicizia con il nemico di classe; è pertanto vietato».
Così, per «purificare» il film, il montaggio venne modificato e le didascalie totalmente riscritte. I tre non sono più reduci ma poveracci senza dimora: l’americano diventa irlandese, il nobile un attore (sempre senza memoria però) e il proletario si ritrova una mamma lavoratrice sfruttata (leggiamo: «Ho le mani stanche… gli occhi mi si chiudono… ma devo cucine… CUCIRE…» e poi «… queste bellissime vesti leggere che sfioreranno così intimamente i frac degli uomini al frivolo ritmo del fox-trot»). E il palazzo in cui il nobile tornava dopo aver ritrovato la memoria diventa un teatro e tutti i suoi vestiti solo costumi di scena. Cancellando il lavoro di Hitchcock ma salvando il dogma della lotta di classe.