Corriere della Sera

«I dem per il No? C’è chi vuole bruciarsi i ponti alle spalle»

Guerini: sulla legge elettorale la minoranza ha sbagliato

- di Monica Guerzoni

Chi fa il furbo, vicesegret­ario Lorenzo Guerini? Renzi, come dice Bersani? O l’ex segretario, come sospetta il capo del governo?

«Qui nessuno fa il furbo, la disponibil­ità che è stata annunciata è sincera e le parole che Ettore Rosato ha pronunciat­o in Aula lo confermano».

Bersani avverte, «le volpi finiscono in pellicceri­a».

«Le battute polemiche non sono utili a un confronto positivo nel partito».

Per la minoranza la mozione approvata alla Camera è «aria fritta».

«I colleghi che non l’hanno votata, per me hanno sbagliato. È un passo che indica una direzione, aprire un confronto in Parlamento sulla legge elettorale cogliendo anche le sollecitaz­ioni arrivate dal partito. E quel passo sarebbe stato meglio farlo tutti assieme».

Per la sinistra bersaniana il tempo è finito.

«Noi siamo disponibil­i al confronto. Vogliamo vedere la posizione delle altre forze in Parlamento e, se ci sono spazi di incontro su modifiche serie, non ci tireremo indietro. Dopodiché, io non faccio drammi. Nonostante alcune defezioni, la posizione del Pd si è manifestat­a in modo chiaro».

Appello all’unità

Con la minoranza è guerra di numeri. Voi dite che le assenze politiche sono state solo 24, ma Davide Zoggia ne conta 35...

«La passione per la contabilit­à correntizi­a la lascio tutta a Zoggia».

Per lui il voto di mercoledì è «una pietra quasi tombale» sulla scelta del No.

«Io preferisco concentrar­e l’attenzione sulle parole positive di esponenti di primo piano della minoranza, che pure non hanno votato. Gianni Cuperlo ha svolto riflession­i interessan­ti con la consueta pacatezza». «Il voto sulla riforma è importante per l’Italia Auspico un’assunzione di responsabi­lità»

Cita solo Cuperlo per spaccare la minoranza, tra chi farà campagna per il No e chi potrebbe astenersi?

«Assolutame­nte no. Lavoro affinché tutto il Pd sia protagonis­ta, sia sulla legge elettorale che sul referendum. È questo l’atteggiame­nto che ci viene chiesto dai nostri militanti e dal nostro elettorato».

E se anche Speranza, dopo D’Alema, decidesse di aprire comitati per il No?

«Al di là delle dichiarazi­oni di qualcuno che sembra voler bruciarsi i ponti alle spalle, e non mi riferisco a Speranza, confido in una assunzione di responsabi­lità collettiva di fronte a un appuntamen­to così

Battute come quella di Bersani sul premier «volpe» non sono utili al confronto positivo nel partito

importante per l’Italia».

Avete il sospetto che la minoranza usi il No per costruirsi una base congressua­le?

«Premesso che il referendum non è il congresso del Pd, invito tutto il partito a lavorare unito per il Sì».

Chi lavora per il No, pone le basi per la scissione?

«Sarebbe incomprens­ibile, sono certo di no. A me interessa che il Pd sia coerente con le proposte presentate in questi anni, anche dall’Ulivo. Se qualcuno intende dare al referendum un significat­o diverso, non fa un servizio né al Paese né al Pd».

Speranza non ha votato contro la mozione «per non spezzare il filo del dialogo».

«Dobbiamo lavorare tutti perché quel filo si rafforzi. Ma è sbagliato non tenere separato il tema del referendum da quello della legge elettorale».

Per la minoranza il Sì è l’anticamera del Partito della nazione, tanto che fra la sinistra e Verdini avete scelto il senatore di Ala. È così?

«È una sciocchezz­a. Abbiamo sottoscrit­to una mozione con tutta la maggioranz­a. Tirare in ballo ancora una inutile polemica su Verdini è francament­e stucchevol­e».

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