«La storia va difesa Non possiamo mollare»
Raccontano in paese che Franz Grass, figlio di Günter, il grande scrittore tedesco, premio Nobel per la letteratura nel ‘99, mise radici ad Illica (frazione di Accumoli) circa 25 anni fa (oggi ne ha 50) dopo aver puntato l’indice a caso su una cartina dettagliata del Centro Italia.
Franz Grass puntò su Illica e ad Illica trovò moglie, Giovanna Cappellanti, oggi fisioterapista in Germania. Custode della loro casa, ora distrutta dal terremoto, è la cognata Alessandra, la sorella di Giovanna, che ha avuto danneggiata anche la sua e adesso vive in una roulotte piazzata all’imbocco del paese. Di lì la signora non se ne vuole andare. E spiega perché: «La Protezione civile ha smontato la tendopoli, nessun militare presidia più il paese. La luce non c’è e di notte diventa una goduria per gli sciacalli. Molte case sono già state saccheggiate». L’unico antifurto sembra rimasto il suo volpino Rock, un cagnolino che abbaia in continuazione. Anche Franz Grass, che fa l’insegnante e il primo ottobre tornerà in Italia per una raccolta fondi, fa sentire la sua voce: «Farò di tutto per salvare il mio paese». Già, lo ama così tanto che negli anni, consultando gli archivi del Comune e della Chiesa di San Pietro e Paolo, ha ricostruito l’intero albero genealogico di Illica, che adesso è esposto sulla strada principale: «Anche per questo non me ne vado — conclude Alessandra —. La storia va difesa».
Come lei, molti altri resistono e non se ne vogliono andare. Alfredo Ferretti, per esempio, 58 anni, allevatore. Con 400 pecore, 300 capre, 100 mucche e 40 maiali ancora nelle stalle, tutti sopravvissuti alle frustate terribili del sisma, diventa difficile pensare di andar via. Alfredo, la notte del 24 agosto, insieme agli altri della cooperativa «Rinascita ‘78», Carlo, Lorenzo, Emilia, Sandra, Mara, corse ad estrarre le persone da sotto le macerie. Ora ha chiesto alle autorità di rimanere. Permesso accordato, naturalmente, per una delle realtà produttive più vitali del reatino. Uno dei soci è il vicesindaco di Accumoli, Antonio Valentini. Insieme ce la faranno: «Anche se c’è stato il terremoto — dice Ferretti — noi dobbiamo continuare a mungere le vacche. Pure la mattina del 24, con tutto che eravamo impegnati a recuperare i feriti, siamo dovuti andare in stalla. Da pochi giorni è ripartita la produzione del formaggio a pieno ritmo. Non possiamo mollare adesso».
I sindaci del cratere vorrebbero trovare a tutti una sistemazione migliore, specie a quelli che sono ancora nelle tende, specie ora che insieme alla pioggia sta arrivando il gelo. Ma lei, Rita Marrocchi, 45 anni, sbuca con un sorriso splendente come un sole dalla tenda numero 10 del campo di Accumoli e giura che non se ne andrà: «La mia vita e il mio cuore sono qui — spiega —. Qui c’è sepolto mio marito, Silvestro Sergio Mauro Cascioli, già sindaco di Accumoli. Almeno finché non cadrà la neve, chiederò di restare vicina ai monti che amo. I miei amici mi chiamano Trilli, come la fatina dei boschi, perché mi piace perdermi tra gli alberi e andare a caccia sfidando la macchia senza paura. Eppoi non preoccupatevi: sotto la tenda non resterò mica da sola. Le mie amiche Pina, Paola e Domenica, hanno già detto che mi faranno compagnia».