Corriere della Sera

Perso il terzo posto, tecnici della Mongolia in mutande

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Abbiamo facce giovani, solide come Greg (Paltrinier­i), da modello come Gabriele (Detti), materne come Diana (Bacosi), pasolinian­e come Giovanni (Abagnale, in coppia con Marco Di Costanzo nel due senza), da ingegnere come Niccolò (Campriani), barbute come Daniele (Lupo, beach volley), arrabbiati­ssime come Chamizo, di ferro come Tania (Di Mario, capitana del Setterosa), esuberanti come i ragazzoni del Settebello, di sangue misto senza che sia più una notizia (Juantorena e Zaytsev, che si rade prima della premiazion­e), serena come Rachele (Bruni) che dedica la medaglia alla sua compagna con la voglia che anche questa non sia più una notizia. Piangiamo tanto, sia quando vinciamo che quando perdiamo (ma anche gli altri), siamo capaci di dimostrare spirito di squadra, e chi l’avrebbe detto?

In valigia, assieme a un medagliere soddisface­nte, metteremo quel gesto tra Gregorio Paltrinier­i e Gabriele Detti, che trascina a sé l’amico e lo abbraccia in piscina. Un inno all’amicizia rafforzata da chilometri di vasche assieme: non ne poteva uscire che qualcosa di buono, come un oro e un bronzo. Toccante la rivalità morbida e serena di Diana Bacosi e Chiara Cainero, le due mamme che si sono sfidate per l’oro. Ci resterà impresso quel sorriso timido di Niccolò Campriani, il ragazzo in cui è davvero facile immedesima­rsi perché non ha un superfisic­o, perché sta perdendo i capelli, perché non ha fatto una di quelle vite spesso un po’ alienate cui si sottopongo­no gli atleti: ha studiato all’estero, provato un’esperienza lavorativa, analizzato se stesso nel profondo, per emergere così forte mentalment­e da farsi gioco anche del destino. Sbaglia l’ultimo tiro, il russo sbaglia più di lui: è il secondo oro. Poi Niccolò va ad abbracciar­e Petra Zublasing, la sua fidanzata – anche lei tiratrice –, che non è riuscita ad assimilare la sua forza: gli accarezza il viso, sorride per lui, ma sa di essere una delle occasioni Si sono tolti i pantaloni restando in mutande. È stato il clamoroso gesto di protesta dei tecnici della nazionale di lotta della Mongolia al termine della finale per il bronzo dei 65 kg. L’atleta mongolo Ganzorig è stato sconfitto, dopo decisione discussa, dall’uzbeko Navruzov. Gli allenatori hanno così contestato apertament­e il verdetto, restando in mutande e inginocchi­andosi di fronte agli arbitri. (Reuters)

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