La partita doppia di Mihajlovic far decollare il Toro, atterrare il Milan
Il serbo riparte contro i rossoneri: i granata puntano all’Europa, ma la difesa è un rebus
Sinisa Mihajlovic trema ma è solo rabbia, non paura. Il tradimento di Maksimovic rischia di rovinargli il debutto sulla panchina del Torino nella settimana che è un frullatore di emozioni. Il destino si è preso la briga di combinare un bello scherzetto al serbo d’Italia: subito a San Siro contro il Milan. E lui, il giorno in cui il calendario è diventato ufficiale, nero su bianco, la mano maligna del computer l’aveva presa come un segno premonitore.
Mihajlovic non conosce mezze misure e va dritto al sodo. L’esordio è un’occasione doppia: la rivincita sulla tribolata stagione rossonera chiusa con l’esonero e al tempo stesso il trampolino di lancio per quella granata, piena di speranze. Chiudere una porta e aprire un portone. Maksimovic, invece, l’ha fatta grossa. Vuole il Napoli ed è scappato via dopo aver detto a Mihajlovic che sarebbe rimasto. Così, già senza Glik e Bruno Peres (cessioni concordate con il presidente Cairo), Sinisa si è trovato all’improvviso una difesa rivoluzionata: da Genova, via Roma, è arrivato Castan, da Bologna il jolly Rossettini, dalla Sampdoria l’esterno De Silvestri.
Ma Mihajlovic non è tipo da perdersi d’animo. Il suo impatto nella Torino granata è stato formidabile. «Questa è casa mia», ha confidato più volte. Stessa grinta, stessa filosofia. Il Toro e Sinisa sono fatti apposta per andare d’accordo «perché ci assomigliamo». I tifosi già amano questo allenatore che conosce la storia di sofferenza dei granata, che il giorno della presentazione è andato insieme al presidente Cairo a deporre una corona di fiori a Superga e che al rientro A Brno nel 1996 Valentino Rossi(foto) ha vinto per la prima volta nel Motomondiale in classe 125. Adesso sulla pista della Repubblica Ceca (oggi alle 9.55 e alle 14 le prove libere, diretta Sky) si lancia nel difficilissimo inseguimento a Marquez, avanti in classifica di 57 punti. Sui prossimi vent’anni il Dottore ha le idee chiare: «Correrò ancora, ma in macchina». Rally? Gt? Endurance? C’è tempo per decidere, adesso «bisogna pensare gara per gara e non commettere altri errori ». dal ritiro in Austria ha fatto un blitz al Filadelfia per discutere con gli ingegneri di alcune possibili migliorie. Ieri sera, anche per allentare la tensione, si è concesso una serata al Mapei Stadium per dare un’occhiata ai suoi connazionali della Stella Rossa, la squadra in cui ha giocato per due anni prima di venire in Italia. Ma è fortemente concentrato sull’obiettivo: provare a vincere nel suo vecchio stadio. Mihajlovic in una quarantina di giorni si è già calato dentro la nuova realtà: vuole una squadra cuore e polmoni, pretende Riscatto Sinisa Mihajlovic, 47 anni, è alla sua prima stagione con il Torino. L’anno scorso fu esonerato dal Milan (LaPresse) lacrime e sangue proprio come piace alla gente del Toro, ha aperto gli allenamenti al pubblico tre volte alla settimana, una novità assoluta dopo lunghi anni di clausura. E per sua stessa ammissione c’è grande sintonia con il presidente Cairo in una stagione che nasce all’insegna del rilancio. L’obiettivo è ritrovare l’Europa grazie al talento di Ljajic, alla grinta del gruppo, all’alta intensità che Sinisa cerca durante gli allenamenti.
Non fosse saltata per aria la difesa proprio sul più bello, sarebbe andato a Milano con maggiori speranze. Ma non certo con più convinzione. Perché le difficoltà lo esaltano, perché vuole dimostrare a Berlusconi che ha sbagliato ad allontanarlo a sei giornate dalla fine quando l’Europa era possibile e la finale di Coppa Italia ancora da giocarsi. Invece il Milan gli ha tolto tutto. E Sinisa vorrebbe prendersi la rivincita. Il passato però non deve essere un’ossessione. Così come il Toro non è un ripiego anche se, per la seconda volta nella sua vita, ha sfiorato la panchina dell’Inter. Mihajlovic troppe volte nella sua carriera di allenatore ha sbagliato il tempo d’entrata. Dopo un anno di Fiorentina era finito nei piani di Moratti che, alla fine, gli preferì Gasperini. Ora sarebbe potuto sbarcare alla Pinetina se il divorzio con Mancini si fosse consumato in estate e non a ridosso della nuova stagione. E sua sarebbe stata la Juve se Conte fosse andato via il giorno del suo terzo scudetto e non dopo la pausa estiva. Sinisa fa spallucce. Il passato è passato. Ora c’è il Toro, la sua vita. E il Milan: una partita da vincere.