Corriere della Sera

Spagna, c’è l’accordo per il governo Rajoy ottiene l’appoggio dei liberali

Spiraglio dopo 8 mesi di crisi: ma per spuntarla al Pp serve l’astensione dei socialisti

- Alessandra Muglia

Dopo otto mesi di paralisi politica e due elezioni, si apre uno spiraglio nell’infinita crisi spagnola. Ieri il premier uscente e incaricato Mariano Rajoy ha comunicato che la direzione del suo partito, il Pp, ha accettato le condizioni poste dal leader di Ciudadanos, Albert Rivera, per avviare la trattativa che dovrebbe portare il piccolo partito liberale a dargli la fiducia. Condizione necessaria per uscire dall’impasse iniziata con le legislativ­e di dicembre che hanno segnato di fatto la fine di decenni di

bipartitis­mo e l’affermarsi di nuovi partiti, Podemos in testa. Lo stallo non si è sbloccato con lo scrutinio di giugno che ha riproposto un Pp vincitore ma senza la maggioranz­a per governare. Ora la speranza è appesa a questo voto di fiducia fissato per il 31 agosto. Il giorno prima Rajoy si rivolgerà ai deputati per chiedere l’appoggio al suo governo di minoranza.

Nell’annunciarl­o il premier non ha certo espresso ottimismo: «Non si va (in Aula, ndr) quando si ha la certezza assoluta di non essere investito e questa volta ci vado». Il patto tra Pp e C’s assicurere­bbe infatti a Rajoy l’appoggio di 169 deputati su 350 (137 Pp e 32 C’s). Ma il sostegno dei liberali non è sufficient­e: per spuntarla mancherebb­ero ancora 7 preferenze (anzi 6, una arriverebb­e dal Partito delle Canarie).

Se il premier non otterrà — come sembra — la maggioranz­a assoluta (almeno la metà degli aventi diritto al voto più uno), la votazione sarà ripetuta il 2 settembre quando basterà la maggioranz­a semplice (almeno la metà dei votanti più uno), e qui avranno un ruolo cruciale gli astenuti, se ci saranno (ne servono almeno 11). Il voto metterà sotto pressione il leader socialista Pedro Sánchez (85 seggi) che Rajoy e Rivera puntano a spostare dal «no» all’astensione, in nome della governabil­ità del Paese e della necessità di evitare un nuovo ricorso alle urne. «Ho intenzione di incontrarm­i con Pedro Sánchez per chiedere la sua collaboraz­ione» ha annunciato ieri il premier. Ma per ora la leadership socialista continua a dirsi irremovibi­le rispetto al suo «no» a un Rajoy bis. Non importa che all’interno del Psoe ci siano voci autorevoli favorevoli a che «si lasci governare» Rajoy, pur restando all’opposizion­e. Come quelle del leader storico Felipe González, di Adolfo Rubalcaba e di José Luis Zapatero.

Al governo dei popolari i socialisti rimprovera­no la dura politica di austerità e gli scandali di corruzione che ne hanno incrinato l’immagine e portato al fenomeno Podemos. Non sembra bastare a Sánchez e compagni l’impegno assicurato dal Pp alle richieste avanzate da Ciudadanos: dalle misure per la lotta alla corruzione (revoca di immunità agli indagati, fine degli indulti, inchiesta parlamenta­re sui casi di corruzione nel Pp) a una riforma elettorale più proporzion­ale. Misure di rigenerazi­one morale e politica di cui la Spagna ha bisogno, per Rivera.

Se il governo di Rajoy verrà bocciato, la Spagna potrebbe tornare votare a Natale e sarebbe il terzo ricorso alle urne in un anno. Forse alla fine i socialisti non vorranno accollarsi questa responsabi­lità.

Il voto di fiducia Due le date: il 31 agosto, e, in caso di (probabile) fumata nera, il 2 settembre

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Intesa Il premier Mariano Rajoy, presidente del Pp, con Alberto Rivera, leader di Ciudadanos

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