Ora Merkel boccia il burqa: è un ostacolo all’integrazione
La destra all’attacco: un’idea inaccettabile. Recuperati cinque cadaveri nel Canale di Sicilia
Mentre in Francia si allunga la lista dei Comuni che vietano il cosiddetto «burkini», il costume da bagno che nasconde interamente alla vista il corpo femminile, la Germania ipotizza i «divieti parziali» per il velo islamico integrale. La cancelliera, Angela Merkel, si è detta favorevole a regolamentarne l’uso davanti ad alcune autorità o in certi luoghi pubblici perché il burqa «ostacola l’integrazione». In Italia il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, prende invece le distanze e smarca il governo da ogni nuovo intervento: «Non facciamo provocazioni che possono attirare reazioni violente su questioni che non investono l’ordine pubblico, ma che rappresentano un atto ideologico». Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è più vicino alla linea francese: «Anche se la questione non è il costume, per me una donna può andare in spiaggia anche con uno scafandro, ma deve essere libera di farlo. E nutro qualche dubbio che per le musulmane sia così».
C’è chi la sostiene, chi l’attacca e chi ne rivendica il diritto di «primogenitura». Mentre la Guardia Costiera recuperava nel Canale di Sicilia 534 migranti e 5 corpi senza vita, ieri la politica si divideva sulla proposta del capo del Dipartimento Immigrazione, Mario Morcone: dare lavori utili ai rifugiati con una paga decurtata per risarcire le spese di assistenza. Una soluzione che per il prefetto richiede un «passo avanti» rispetto alle esperienze di volontariato: un piano nazionale con i fondi Ue. Per il 2014-2020 sono stati stanziati 310 milioni. L’Italia ne deve aggiungere non meno del 20%. E in più c’è il fondo sociale delle Regioni.
Ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha rassicurato Bruxelles che «gli impegni assunti con la road map sono tutti in corso di attuazione». Tra questi c’è, appunto, il lavoro. E così, anche se raccomanda che «si dia sempre e comunque la precedenza agli italiani», pure Alfano sostiene l’ipotesi: «Occorre — dice — che i profughi diano una mano nelle città in cui vivono, attraverso convenzioni con associazioni di volontariato e realizzando risultati che possano essere di utilità sociale». Per Alfano «bisogna evitare che le comunità possano pensare che i profughi stanno qui all’infinito senza fare nulla». Ma tutto ciò va fatto «scomputando i costi dell’accoglienza».
«La proposta di Morcone centra un punto. Ma l’Italia fa un grande sforzo» dice il Pd con Davide Mattiello. Il presidente dell’Anci Piero Fassino invita il governo a concertare «misure necessarie a dotare l’Italia di un Piano nazionale profughi». Il numero due Enzo Bianco approva la proposta: «Condivisibile». E Riccardo Nencini rivendica: «I nostri sindaci socialisti lo applicano già».
Ma il centrodestra insorge: «Basta buonismo». Forza Italia, con Maurizio Gasparri, ironizza: «Il Viminale sembra il ministero dell’Africa». «Non bastavano le case, ora anche il lavoro» protesta Giorgia Meloni, invocando la ribellione dei sindaci. La Lega è ancora più dura. «Morcone dovrebbe essere espulso su un barcone» attacca Matteo Salvini. «Dovrebbe occuparsi principalmente di identificare ed espellere i clandestini. La sua proposta non è accettabile» rincara l’ex ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni. Mentre il senatore Giacomo Stucchi — presidente del Copasir — sottolinea che la proposta «riguarderebbe il 30% dei migranti, tra rifugiati e protezione temporanea. C’è un 70% di soggetti che invece deve essere immediatamente rimpatriato».