Il sindaco di Capalbio: «Qui serve tutto dal giardinaggio alla pulizia in paese»
CAPALBIO E allora che cosa gli facciamo fare a questi ragazzi? «Con tutti i tagli alle casse del Comune che ci sono stati non c’è da scervellarsi troppo. Servono giardinieri, gente che tenga puliti tombini e feritoie, ma anche che s’interessi di vitigni», spiega Luigi Bellumori ( foto a sinistra), sindaco pd di Capalbio e il volto, dopo giorni di stress per il caso profughi, d’improvviso s’illumina. Perché l’idea di lavorare «invece di bighellonare tutto il giorno» (parole di Chicco Testa) piace molto al primo cittadino della «Piccola Atene». Anzi, secondo Bellumori potrebbe essere un cambio di paradigma nella filosofia «accogli-migrante» a volte un po’ ipocrita. Il motivo? «Penso a un mio concittadino che guarda uno di questi ragazzi riparare una rete piegata — continua il sindaco —, annaffiare i fiori e le piante dei giardini, spazzare qualche angolo sporco del paese, dare una mano alle dieci cantine che producono ottimo vino. Sono sicuro che smetterebbe di guardare i profughi con sospetto e magari li ringrazierebbe». È il lavoro la chiave di volta? «Penso di sì, anche se serve gradualità e un cambio radicale di alcune normative che a volte ci umiliano — conclude Bellumori —. Per far attaccare un chiodo ci vogliono carte da bollo e permessi. Se cambia la burocrazia anche Capalbio diventerà più accogliente».
Gli italiani smetterebbero di guardare i profughi con sospetto