Corriere della Sera

Quarto posto e polemiche Cacciato dai Giochi un arbitro

Le ragazze della sciabola perdono il bronzo dopo aver sfiorato la finale

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Flavio Vanetti

Dal sogno dell’oro all’incubo del quarto posto. Una medaglia di legno strana, quella delle sciabolatr­ici azzurre: profuma di delusione solo in parte, per il resto ha i contorni del risultato accettabil­e, in rapporto alle aspettativ­e e al valore di Russia, Ucraina e Usa, le altre finaliste. Inoltre, c’è la bella vittoria sulla Francia nei quarti, un successo di qualità. Il bronzo ce lo tolgono, bastonando­ci (45-30), gli Usa della pluricampi­onessa Zagunis, della Muhammad che tira con l’hijab, della Wozniak dai capelli viola e della Aksamit, la riserva che sale in pedana sul 30-17 e si imbambola davanti a Ilaria Bianco (la nostra numero 4), brava a regalare un illusorio sussulto (8-5 il parziale)

in una situazione ormai compromess­a. Ma prima della «finalina», i fuochi d’artificio. Con l’incavolatu­ra delle italiane dopo la semifinale persa contro l’Ucraina e poi con la clamorosa decisione del bureau centrale della Fie, che ha cacciato dai Giochi Vadim Guttsait, ucraino (guarda caso), membro della commission­e arbitrale che valuta i giudici, li designa e, a fine anno, li premia e li raggruppa in categorie. Guttsait è stato pescato mentre dalla tribuna, dietro alla giuria, sbraitava e cercava di condiziona­re i direttori di gara, in particolar­e uno egiziano. Invitato dai dirigenti italiani a piantarla, ha esibito loro il dito medio. Un video l’ha incastrato.

La giornata dei pasticci e delle lame che infilzano la polemica. Dura quella delle azzurre. Prima si sono gustate la gioia di battere la Francia, ma poi hanno bevuto l’amaro dell’Ucraina e di Olga Kharlan, la fuoriclass­e che ribalta i match da sola e che una volta di più ci ha sistemato. Sfiorato il miracolo (42-45 il finale), alle nostre ragazze è cascata la catena. Il motivo? Il solito: le interpreta­zioni arbitrali. L’essersi battute con onore, conducendo prima per 20-12 e poi per 2519, non consola. Anzi, fa arrabbiare di più. Rossella Gregorio: «Vicine al gran colpo? Anche troppo...». Prego? «Sì, non ci hanno volutament­e dato delle stoccate. Per quelle dell’Est c’è sempre un occhio di riguardo. Però ce la potevamo fare anche così». Diretta pure Irene Vecchi: «Le stoccate non concesse? Sappiamo che dobbiamo combattere anche contro queste cose. E in ogni caso quelle dubbie a noi non le danno mai. Noi, per vincere, dobbiamo arrivare non a 45 ma a 55».

Che cosa c’è di vero? Prima di tutto va detto che quando era avanti, l’Italia non ha saputo resistere fino in fondo. Certo, dalla Kharlan, sorpresa nel primo turno da Loreta Gulotta (5-2), ti devi attendere di tutto. Ma è anche indiscutib­ile che Irene Vecchi è stata travolta (311). «Sì, ho tirato male» ammette la livornese, in giornatano. Detto ciò, almeno un paio di stoccate negate sono discutibil­i. E non si può impedire a qualcuno di dare un senso «chirurgico» a certe decisioni. Parlare di blocco dell’Est aiutato dalla «Spectre delle pedane», significa inoltre ricondursi alle polemiche di questi giorni, nei quali c’è chi ha adombrato la «longa manus» nel presidente internazio­nale, il russo Alisher Usmanov. Per la cronaca, Usmanov s’è seccato e ha fatto presente di non aver mai ordito complotti contro nessuno. Liberi di credergli o no. Però la vicenda Guttsait forse spiega che qualcosa di opaco c’è. Resta da capire se espellere quell’incivile non sia stato solo un contentino all’Italia. I modi per finire cornuti e mazziati, si sa, sono tanti e perfino insospetta­bili.

Stoccate La Vecchi si sfoga: «Noi per vincere non dobbiamo arrivare a 45 stoccate, ma a 55»

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