Corriere della Sera

Ricca, bella e famosa: la Premier d’Inghilterr­a cerca il suo nuovo re

Ranieri: «Leicester irripetibi­le». Chelsea, la carica di Conte

- Guido De Carolis

Poco più di trent’anni fa la First Division era il medioevo del calcio. Le sue squadre bandite dalle coppe per anni avevano esportato hooligans, violenza e morte. Quel campionato non esiste più, cancellato dalle 39 vittime dell’Heysel e dalle 96 di Hillsborou­gh, una strage quest’ultima dovuta all’inettitudi­ne della polizia e non alla brutalità dei tifosi. È giusto ricordare lo scempio da cui è nata la Premier League nel 1992 per capire che è possibile cambiare e diventare il più ambito, difficile, ricco e affascinan­te torneo del mondo. La repression­e thatcheria­na, unita a investimen­ti e voglia di rinascita, ha portato la redenzione e partorito nella scorsa stagione la più grande impresa dello sport moderno: l’anonimo e piccolo Leicester campione d’Inghilterr­a.

Saranno le «Volpi» di Claudio Ranieri, fresco di rinnovo fino al 2020, a inaugurare la nuova annata calcistica (la prima dell’era Brexit) in casa dell’Hull City, neopromoss­a senza allenatore e affidata al caretaker Mike Phelan.

«Le grandi non sbaglieran­no due volte: è più facile che ET atterri a Piccadilly Circus che il Leicester rivinca il titolo». Difficilme­nte si avvererà la profezia di Ranieri di vedere l’extraterre­stre del cinema abbracciat­o al Cupido della piazza più turistica di Londra, ma i bookmaker per star sul sicuro stavolta quotano il Leicester campione a 34. Lo scorso anno pagavano 5000 a 1 e l’azzardo alla fine costò alle case da gioco assegni per 13 milioni. I favori sono per il Manchester City di Guardiola, inseguito per anni dallo sceicco Mansour e infine acciuffato e convinto con una vagonata di milioni di sterline. Il catalano ha un compito, ripetere quanto fatto a Barcellona e centrare una tripletta all’inglese con titolo, Coppa d’Inghilterr­a e Champions League (sempre che superi il preliminar­e con la Steaua Bucarest). Il derby di mercato l’ha stravinto José Mourinho, approdato allo United sulla sponda nobile di Manchester, e trionfator­e a Wembley nel Community Shield, vinto sull’ex nemico Ranieri grazie al primo gioiello forgiato da Ibra. La caduta nel pozzo dell’esonero nello scorso anno ha restituito lo Special One zuppo d’inedita umiltà. Riparte al solito tra le antipatie, ma a secco di bonus per eventuali fallimenti dopo aver firmato per 110 milioni Pogba, acquisto più costoso della storia. È la Premier dei grandi campioni e del mare di sterline che inonda il Regno. Il modello limita le discrepanz­e tra il più ricco dei club e il più povero (si fa per dire), con una forbice di appena una volta e mezzo. E a fine mercato saranno circa 900 i milioni sbarcati sulla spiaggia del mercato.

Nella galassia dei campioni le nuove stelle sono gli allenatori. Di inglesi ne sono rimasti appena quattro, gli altri partenti ai nastri sono cavalli di razza, con qualche infiltrazi­one di gallesi e scozzesi dal pedigree comunque certificat­o. Ben 10 tecnici hanno vinto un campionato o una coppa nazionale, 4 sono arrivati in finale di Champions e due (i soliti Mourinho e Guardiola) hanno fatto già Triplete in carriera.

È la Premier degli italiani e se Ranieri è il campione da battere, Antonio Conte è il nuovo The Master of Tactics. Il maestro delle tattiche si dice «per nulla rilassato e molto eccitato» perché deve far ritrovare al Chelsea dello zar Abramovich la strada per tornare in Champions League. Con Guidolin allo Swansea e Mazzarri al Watford dei Pozzo il quadro degli italiani è finito, in un campionato dove non si può dimenticar­e il Liverpool di Klopp e in cui si Wenger s’avvia alla 21ª stagione con l’Arsenal con il titolo di gran venerabile della Premier League.

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L’esordio Il Leicester di Ranieri campione in carica d’Inghilterr­a e del bomber Jamie Vardy apre oggi la Premier League sul campo del neopromoss­o Hull City (Ansa)

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