L’allieva supera la maestra Ma tra emulazione e talento è la storia di due predestinate con lo stesso grande coraggio
a Rio (2 ori e 3 argenti) degli azzurri nel tiro: è la squadra più vincente, davanti a Cina e Germania DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
A guardarle nella foto con medaglia si somigliano. Chiara Cainero è una nave scuola. Diana Becosi è l’allieva che supera la maestra nel tentativo di emularla. Ma i punti in comune tra queste due campionesse non si fermano alla maternità e alla loro comune amicizia. Ci vuole coraggio, per lasciare un bel lavoro a Milano, conseguenza di una laurea con master in relazioni pubbliche, per inseguire un vago sogno olimpico. Eppure nel 2004 Chiara lo fece. Le era sempre piaciuto studiare, ma esistono richiami ancestrali ai quali non si resiste. A 14 anni cominciò a sparare nel cosidetto «percorso di caccia». Suo padre Eddi era un tiratore dilettante che amava gareggiare all’estero, e nei ricordi da bambini quelle trasferte al suo seguito erano diventate una specie di giardino segreto, un luogo ideale e idealizzato. E poi c’era l’ambiente familiare, non certo ostile allo sport. Lo zio Enzo, fratello di suo papà, è stato per molto tempo l’anima di qualunque manifestazione sportiva della provincia di Udine, gli appassionati di ciclismo gli devono anche la scoperta dello Zoncolan per il Giro d’Italia.
Anche Diana ha cominciato a 14 anni, accompagnando il padre cacciatore al poligono di Parrano. Lui le disse che aveva occhio, e la futura campionessa olimpica di Rio la prese come una possibilità, avrebbe fatto di tutto per compiacere papà. Spesso le storie delle vittorie sportive cominciano così, per emulazione. Ma il signor Bacosi ci aveva visto giusto, in senso letterale. Classe 1983, nipote di Osvaldo Veneziano, una leggenda della caccia italiana, cresciuta a Cetona, piccolo borgo del senese, Chiara ha fatto sfracelli fin dall’inizio. Il suo percorso è una marcia trionfale, ori e argenti ai campionati mondiale ed europei, una campionessa annunciata. Soltanto che a lei il destino da campionessa interessava il giusto. Aveva anche altre priorità. Voleva scegliere, come ha fatto Chiara Cainero.
La campionessa olimpica di Pechino 2008 ha coronato ogni suo sogno e poi nel 2013, a 36 anni, ha deciso di fermarsi. Voleva un bambino, il suo bambino. Diana ha fatto il percorso inverso. Le dicevano prima vinci, poi fai quello che vuoi, sei fortissima, Londra 2012 sarà tua. Nel 2009 lei mandò una mail di poche righe alla Federazione. Sono incinta, ci sentiamo l’anno prossimo. Volevo i miei traguardi sportivi, nessuno li voleva più di me, ha raccontato. Ma con i tempi giusti, che sono i miei.
Per un anno abbondante si è goduta Mattia, e nient’altro, niente fucile soprattutto. Quando stavano cominciando a dimenticarsela, ha richiamato lei. Eccomi, adesso sono pronta. E in quel momento il suo destino si è allineato a quello di Chiara. L’ammirazione congiunta per il commissario tecnico Andrea Benelli, una leggenda dello skeet italiano, oro ad Atene 2004. Dalle 8 del mattino sul campo da tiro fino alle 14. Poi la famiglia. Allenamento fisico da ottobre, quando finisce la stagione, a gennaio. Yoga per entrambe, serve a distendere i nervi. La musica di Ligabue sparata nell’I pod per distendersi prima delle gare, questa è una colonna sonora che la più grande ha passato alla recluta. E poi coraggio, tanto coraggio. Quello che serve sempre, per scegliere, e per tenere insieme tutto.