Corriere della Sera

IL JUDOKA EGIZIANO CHE NON STRINGE LA MANO ALL’ATLETA ISRAELIANO DISONORA SE STESSO

- Di Davide Frattini

La visita a Gerusalemm­e un mese fa del ministro degli Esteri egiziano è stata la prima in nove anni. Sameh Shoukry ha discusso con il premier israeliano di strategie e preoccupaz­ioni comuni (la Striscia di Gaza, il far west nel Sinai). Seduto sul divano con Benjamin Netanyahu, ha anche guardato la finale degli Europei. Le foto dell’incontro — i sorrisi davanti allo schermo piatto del televisore — sono state pubblicate al Cairo. Quando è tornato in patria, Shoukry è stato processato, almeno davanti al tribunale di Facebook, per tradimento. Gli stessi giudici e giustizier­i che in queste settimane hanno incitato il judoka egiziano Islam El Shehaby a rifiutare di combattere con l’israeliano Or Sasson. «Se perdi, disonori un’intera nazione» ha scritto un commentato­re. Infatti El Shehaby ha perso e ha disonorato solo se stesso (e il codice di un’arte marziale come il judo) quando alla fine dello scontro non ha stretto la mano all’altro atleta. Scaraventa­to a terra un paio di volte durante la sfida, ha saputo rispondere solo con una mossa: insultare a lotta ormai finita. Richiamato dal giudice sul tatami per il saluto rituale, ha piegato di poco la testa, mentre l’etichetta dei samurai richiedere­bbe un inchino. Neppure il pubblico a Rio de Janeiro si è inchinato al suo sgarbo, l’antisporti­vo egiziano è stato sommerso dai fischi. Israele e l’Egitto sono in pace dal 1979. Anwar Sadat ha firmato — e per questo è stato ucciso — un accordo che riconosce l’esistenza dello Stato dall’altra parte della frontiera. Un’intesa che il gesto di El Shehaby e le urla digitali dei suoi sostenitor­i vorrebbero cancellare. Gli atleti arabi (sempre a Rio la delegazion­e libanese non ha voluto condivider­e un autobus) e iraniani proclamano che i loro boicottagg­i sono un gesto simbolico contro il trattament­o dei palestines­i, una protesta politica attraverso lo sport. Sembra piuttosto che vogliano rifiutare il diritto a esserci degli israeliani. In Medio Oriente o all’Olimpiade. @dafrattini

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