Posizione della Svizzera nella comunità economica europea
Sul Corriere della Sera del 28 giugno, un lettore svizzero paragona le reazioni post Brexit, a suo dire scomposte, a quelle registrate in Svizzera nel 1992 dopo il rifiuto dell’adesione allo Spazio economico europeo (See), concludendo che non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi per la Gran Bretagna dato che la Svizzera ha comunque prosperato. All’epoca non vivevo in Svizzera e non so quindi se le reazioni siano state scomposte, ma per quanto riguarda l’andamento economico nei 24 anni successivi ci sono due aspetti che andrebbero ricordati e opportunamente considerati. La Gran Bretagna del 2016 proviene da oltre 40 anni di appartenenza alla Comunità europea, con tutto ciò che comporta in termini economici, sociali, politici, legali, ecc.; la Svizzera del 1992 no. Ma soprattutto, la Svizzera ha concluso, proprio in risposta al rifiuto dello See e con il consenso popolare ribadito in vari referendum, una serie di accordi bilaterali con l’Unione Europea, tra cui quello per la libera circolazione delle persone che pare particolarmente indigesta agli inglesi. Viceversa, la Svizzera non ha un accordo per la libera prestazione di servizi finanziari nell’Unione Europea, accordo senza il quale difficilmente Londra potrebbe mantenere il suo ruolo di piazza finanziaria internazionale, con relativi posti di lavoro e indotto fiscale. In conclusione, non mi pare che l’esempio svizzero sia particolarmente incoraggiante per chi voglia mantenere libero e incondizionato accesso al mercato europeo, limitando però al contempo a propria discrezione l’immigrazione proveniente da tale mercato. Qualcuno sostiene che i due obiettivi siano comunque inconciliabili, ma comunque potrebbe essere una reazione scomposta di chi ha perso il referendum. Alessandro Stefani, Paradiso (Svizzera)