Corriere della Sera

Quel senso del peccato in «Tokyo Love Hotel»

Storie di escort in Giappone: nessun pentimento, ci si vergogna solo delle bugie

- Paolo Mereghetti

una serata dedicata a Zucchero; un’altra a Roberto Bolle. Celentano e Mina ne approfitta­no per lanciare il loro nuovo album il 5 dicembre, mentre Heather Parisi e Lorella Cuccarini propongono Nemica amatissima, titolo centrato perché le due in passato hanno avuto spesso modo di battibecca­re. Tra gli eventi culturali spicca la diretta della prima della Scala il 7 dicembre.

Il prime time di Rai2 sarà nelle mani di Costantino della dell’albergo, Toru deve occuparsi dell’efficienza con cui dopo ogni uso le camere vengono rimesse in ordine, confezione di preservati­vi compresi.

E portando un paio di pizze a una troupe di film porno che hanno affittato una suite, Toru ha la prima, spiacevole sorpresa: la protagonis­ta del film è la sorella Miyu (Asuka Hinoi), che credeva dedita solo agli studi. La quale, senza vergogna, spiega al fratello che sta facendo una cosa permessa dalla legge ma soprattutt­o che vi è stata spinta dalla povertà della famiglia, che aveva perso Gherardesc­a e di Pechino Express; di Amadeus con il suo Stasera tutto è possibile a cui poi subentrerà Mika con quattro puntate del suo one man show dove ci sarà anche Virginia Raffaele come presenza fissa. Tra le novità Nemo - Nessuno escluso (che pur in onda al mercoledì prende di fatto il posto del Virus di Porro, ora passato a Mediaset): il programma si propone di raccontare la realtà con telecamere nascoste e docurealit­y. Anche tutto dopo lo tsunami del 2011. E che le sue bugie non sono diverse da quelle di Toru che tutti credono ancora impiegato nell’hotel di lusso.

Inizia qui a far capolino un’idea del sesso (e delle sue mercificaz­ioni) che diventerà più chiara nel prosieguo del film e che cancella una delle conseguenz­e più diffuse in occidente, e cioè il senso di peccato e di colpa: frequentar­e gli alberghi dell’amore non è qualcosa di cui vergognars­i. Può innescare tante reazioni, ma non quelle della colpa.

Nella giornata e nella notte in cui si svolge il film (con lo scorrere delle ore che ogni tanto appaiono in sovrimpres­sione per ribadirlo), Toru avrà a che fare con altri clienti, ognuno dei quali aiuterà lo spettatore a scavare dentro il tema dell’erotismo in modi non certo convenzion­ali. C’è la ragazza coreana ( Lee Eunwoo) arrivata all’ultimo giorno di lavoro come escort — le scade il permesso di soggiorno — e che si divide tra i sogni sul suo futuro in patria ( vuole la domenica sperimenta una formula nuova: alle 18.45 arriva Tabloid, programma di informazio­ne che indaga e approfondi­sce i fatti della settimana e dove sarà centrale anche il « fact checking » . A condurlo Annalisa Bruchi (Porro lo aveva rifiutato), ad alleggerir­lo il comico Dario Vergassola. Prima ci sarà sempre Quelli che il calcio: confermato Nicola Savino, nel cast entrano anche Ale & Franz e Diego Abatantuon­o. Torna Michele aprire un negozio con la madre) e i clienti dell’ultima notte; c’è il suo ragazzo che la crede solo una hostess ma che ha anche lui qualcosa da nascondere legato al sesso; c’è il mascalzone che ha adescato una ragazzina minorenne che si concede per povertà e che lui vorrebbe trasformar­e in una profession­ista del ramo; c’è una detective di polizia, Rikako (Aoba Kawai) che cerca con un collega quello che non trova col marito e che riconosce nella donna delle pulizie dell’albergo (Kaho Minami) una ricercata, ma che non sa come comportars­i (arrestarla e svelare la sua tresca o lasciarla andare e tenere nascosti i suoi tradimenti). E c’è alla fine un’ultima, dolorosa sorpresa per Toru. Hiroki sa benissimo quello che racconta, visto il suo passato di pinku eiga, i Insieme Atsuko Maeda e Shôta Sometani in una scena di «Tokyo Love Hotel» «film rosa» porno soft in cui si era fatto una certa reputazion­e. E quando mostra clienti soddisfatt­i ed escort materne sembra voler difendere il suo passato in nome di una libertà sessuale che evidenteme­nte il Giappone ha sperimenta­to solo in parte.

Ma è più interessan­te in questo film qualche cosa che forse nemmeno si è accorto di sottolinea­re ma che a uno sguardo occidental­e balza all’occhio. E cioè che nessuno (e nessuna) si pente di quello che ha fatto, sia che abbia venduto il proprio corpo sia che abbia comprato quello di un altro. Se c’è qualcosa di cui chiedere scusa, quello riguarda il disonore per aver tradito la parola data (ai genitori, ai familiari, ai fidanzati). La vergogna non è mai legata alla pratica sessuale: è molto peggio e diventa un «peccato» aver detto una bugia. Perché in questo Giappone la sessualità avrà molti riti da rispettare ma sicurament­e non ha rimorsi.

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