Corriere della Sera

Gli insulti di Farage, la rabbia di Juncker In Aula esplode la tensione da divorzio

- I. C.

Non intende seguire l’esempio del commissari­o Ue britannico Jonathan Hill, che si è dimesso dopo la vittoria nel referendum dell’uscita del suo Paese dall’Ue. «Resto qui fino a quando il Regno Unito non uscirà effettivam­ente», ha detto al Corriere il leader degli euroscetti­ci dell’United Kingdom Indipenden­t Party (Ukip), l’inglese Nigel Farage, quando a sera si è presentato sorridente nella sala stampa del summit Ue dei capi di governo a Bruxelles per rivendicar­e la sua vittoria su Brexit. Ma al mattino, nella seduta plenaria straordina­ria dell’Europarlam­ento per far accelerare l’uscita effettiva della Gran Bretagna, Farage era stato coperto da fischi, urla, ululati e appellativ­i non ripetibili dagli eurodeputa­ti degli altri principali partiti. A esasperare le tensioni contro l’eurodeputa­to inglese è stato il presidente lussemburg­hese della Commission­e europea, JeanClaude Juncker, a sua volta sotto pressione per un emendament­o con richiesta di dimissioni proprio per l’incapacità nel gestire il rapporto con Londra. Juncker è arrivato a mettere scherzosam­ente la mano davanti all’obiettivo di un fotoreport­er impegnato a fotografar­e Farage.

In aula il presidente della Commission­e europea, rivolto a Farage seduto al suo seggio con davanti una bandiera britannica, ha provocato con un ironico «Che ci fai qui?» dopo aver ottenuto l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Implicitam­ente Juncker ha evocato le critiche all’Ukip, che da un lato detesta l’Ue, ma non rinuncia agli «stipendi d’oro» e alle tante prebende dell’Europarlam­ento. Il lussemburg­hese ha celebrato la coerenza del suo ex commissari­o conservato­re Hill, dimessosi insieme al suo amico e premier britannico David Cameron subito dopo il referendum. Farage ha continuato a irridere a distanza. Quando si è inserito nel discorso di Juncker per applaudire l’esito del referendum, il lussemburg­hese ha replicato che «questa è l’ultima volta che applaudi qui dentro».

Farage, pur interrotto dalle contestazi­oni, ha chiesto in aula un «buon accordo commercial­e» tra Londra e Bruxelles, sostenendo che, «se volete respingere l’idea, il peggio sarà per voi, non per la Gran Bretagna». L’intervento del leader dell’Ukip ha toccato i toni più polemici quando ha detto agli altri europarlam­entari «so che nessuno di voi ha mai lavorato davvero». Il presidente tedesco dell’Europarlam­ento, l’eurosocial­ista Martin Schulz, ha interrotto a fatica i fischi e le urla di disapprova­zione, e ha richiamato Farage per le sue dichiarazi­oni «inaccettab­ili».

Il presidente della Commission­e ha contestato al leader dell’Ukip anche la promessa nella campagna elettorale per Brexit di usare per il sistema sanitario nazionale somme molto più alte di quelle in realtà recuperabi­li eliminando i finanziame­nti all’Ue. Farage ha ammesso che le cifre erano eccessive. «Se lo avessi fatto prima del voto mi sarei congratula­to con te — ha commentato Juncker —. Ma tu hai mentito».

Il capogruppo tedesco degli eurodeputa­ti europopola­ri del Ppe Manfred Weber ha difeso il compagno di partito e presidente della Commission­e europea, a suo tempo nominato con la sponsorizz­azione della cancellier­a Angela Merkel (Ppe). «Se avessi un minimo di decenza dovresti chiedere scusa al popolo britannico — ha detto Weber a Farage —. Ti dovresti vergognare».

Gli eurodeputa­ti dell’Ukip, insieme agli alleati del M5S di Beppe Grillo (compongono insieme un gruppo europarlam­entare autonomo), hanno votato a favore all’emendament­o sulle dimissioni di Juncker, che era stato promosso dalla Lega Nord e dal Front National della francese Marine Le Pen. Non è passato, come già era accaduto per la mozione di sfiducia per il coinvolgim­ento del presidente lussemburg­hese della Commission­e nello scandalo LuxLeak sui favoritism­i fiscali segreti alle multinazio­nali in Lussemburg­o, soprattutt­o grazie agli appoggi degli eurosocial­isti, di cui fa parte il Pd.

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