Corriere della Sera

La classifica dei format

Gran Bretagna e Usa primi nell’esportazio­ne di show Sorpresa Israele. L’Italia fuori dalla graduatori­a: solo il 5% dell’intratteni­mento tv nasce dalle nostre idee

- Stefano Landi

La ricerca Fa eccezione De Filippi La ricerca sarà presentata lunedì alla Cattolica di Milano

La tv si può guardare. E in questo sono più o meno tutti bravi. Saperla fare è un’altra cosa. E in questo l’Italia negli ultimi anni ha perso un po’ la mano. Nel 2015, è a quota zero nella classifica di format esportati. Fra i 290 titoli di produzioni di intratteni­mento in onda lo scorso anno sui nostri schermi solo il 5 percento sono made in Italy: 732 ore di tv su un totale di 14 mila. Una crisi di creatività certificat­a dalla ricerca, che verrà presentata lunedì a Milano, condotta da Massimo Scaglioni con il Centro di Ricerca Television­e e Audiovisiv­i dell’Università Cattolica.

I Paesi più dinamici sono Gran Bretagna e Stati Uniti. Dal Regno Unito (che nel 2015 ha esportato 25 format) è partito «Gogglebox», che riprende le famiglie mentre guardano tv. Dagli States (secondi con 10) «Lip Sync Battle», un karaoke dei vip. Ma la vera sorpresa è che dietro ai due colossi dell’etere ci sono giovani realtà come Olanda e Israele. L’Olanda ha iniziato a spiegare television­e dai tempi del Grande Fratello. Poi si è inventata «The Voice», che ormai si è trasformat­o in un appuntamen­to fisso sulla Rai.

Israele una decina di anni fa non compariva nemmeno in classifica: oggi è una fucina di format adattati in tutto il mondo. Il Paese che ha sfornato «In Treatment», poi ripreso in 13 Paesi crea concept semplici e low budget. L’attore principale è Armoza, che ha lanciato «I Can Do That», in Italia arrivato nelle mani di Carlo Conti nella versione «Si può fare». Dallo stesso catalogo è uscito «Still Standing», il game-show diventato «Caduta libera» nel preserale di Gerry Scotti. Tra le novità israeliane anche un altro game-show, «Boom!», che arriverà in Italia su Nove di Discovery condotto da Max Giusti. Un format talmente ben costruito che oltre che dall’Italia è stato acquistato da Paesi culturalme­nte distanti come Kazakistan, Francia, Australia e Ungheria. «Non credo che gli israeliani siano più creativi di noi: sono un Paese piccolo costretto ad aprirsi. Che ha saputo meglio di tutti creare le condizioni per attrarre investitor­i stranieri. L’Italia in questo senso sta facendo scappare chiunque» dice Paolo Bassetti di Endemol.

Il format ad oggi più riciclato al mondo invece è spagnolo. Si chiama «My Mom Cooks Better Than Yours» (prodotto da Fremantle), già sbarcato in 11 Paesi: storia di mamme e figli ai fornelli. «In Italia non si investe in idee originali perché non sono remunerati­ve. In Israele uniscono coraggio nell’innovazion­e dei contenuti e abilità di marketing, spesso con il sostegno delle istituzion­i locali. Alcuni programmi che vengono sviluppati in Israele diventano hit globali prima ancora di andare in onda nel mercato locale» aggiunge Lorenzo Mieli di Fremantle.

La crisi italiana in termini di export dipende dall’assenza di sperimenta­zione. I (pochi) format made in Italy sono già classici e questo spiega l’alto tasso di conservazi­one della tv italiana, che si affida a titoli conosciuti e consolidat­i. La specialità della casa è «Amici», tra i pochi che negli scorsi anni è stato venduto anche all’estero. E conferma il ruolo di ambasciatr­ice di Maria De Filippi, dato che anche il suo «C’è posta per te» in passato ha viaggiato per il mondo.

Il vento potrebbe cambiare. Nel 2016, si intravede un’inversione di tendenza. Nuovi format italiani come «Squadre da incubo» su Tv8 con Gianluca Vialli e «Undressed», in onda su Nove, hanno fatto le valigie. «Non basta un colpo di genio: altri Paesi europei hanno unito investimen­ti, creatività, usufruendo di agevolazio­ni e sostegno governativ­o. “Undressed” è stato scelto all’estero perché ha un linguaggio universale. Bisogna pensare dall’inizio un prodotto trasversal­e e non troppo italiano» spiega Leonardo Pasquinell­i di Magnolia.

A risalire la classifica potrebbero contribuir­e le piccole case di produzione, che non potendo contare su un catalogo internazio­nale, devono per forza sperimenta­re idee originali. Atelier creativi come Stand By Me di Simona Ercolani, che ha creato l’esterofilo «Alta infedeltà».

 ??  ?? «In Treatment» Il cast della serie Sky tratta dal format israeliano «BeTibul»: da sinistra, Adriano Giannini, Barbara Bobulova, Licia Maglietta, Valeria Golino, Castellitt­o, Kasia Smutniak, Guido Caprino e Irene Casagrande
«In Treatment» Il cast della serie Sky tratta dal format israeliano «BeTibul»: da sinistra, Adriano Giannini, Barbara Bobulova, Licia Maglietta, Valeria Golino, Castellitt­o, Kasia Smutniak, Guido Caprino e Irene Casagrande

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy